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Ripensare il museo del Cairo: l’impegno dell’Egizio torinese

TORINO. Il Museo Egizio di Torino diventa capofila di un progetto europeo per il rilancio del Museo Egizio del Cairo, il più importante al mondo. E’ una notizia che inorgoglisce i torinesi, a partire dalla presidente del museo Evelina Christillin che ribadisce come sia importante questa esperienza di collaborazione scientifica e professionale. Esperienza che verrà condivisa con strutture europee prestigiose come il Louvre di Parigi e il Bristish Museum di Londra.

“E’ un grande privilegio intervenire su quella che per ogni egittologo rappresenta la culla dell’egittologia, il museo in cui è possibile trovare le più importanti collezioni al mondo. Mettendo a fattor comune esperienze e conoscenze prende forma una sorta di museo egizio impossibile, frutto del bagaglio intangibile che ciascuno di noi porta con sé in questa operazione”, ribadisce la presidente Christillin.

Finanziato dall’Unione Europea con fondi per 3,1 milioni di euro, il progetto avrà una durata di tre anni. Insieme, le strutture europee ripenseranno il sito del Cairo che, con i suoi 136 mila oggetti in mostra, ospita la più completa collezione al mondo di reperti archeologici dell’Antico Egitto. Un progetto “di alto valore scientifico e culturale – spiega il direttore Christian Greco -, che per la prima volta mette in totale condivisione il ‘sapere’ delle rispettive collezioni. Svilupperemo un masterplan volto al ripensamento del sito nella sua totalità: questa è la nostra grande sfida”.

D’altro canto, la struttura torinese, forte del nuovo allestimento inaugurato nel 2015 dopo cinque anni di lavoro e un investimento di 50 milioni di euro, si conferma vero e proprio punto di riferimento. La prima fase del progetto si concentrerà sulla revisione delle gallerie d’ingresso e sulla rivisitazione delle sale destinate al corredo delle Tombe Reali di Tanis, ma l’obiettivo è quello di reinterpretare il ruolo stesso del Museo Egizio del Cairo . A partire dalla sua funzione educativa per i giovani egiziani ma, soprattutto, nella strategia di ricerca, anche nell’ottica di ricollegare i magnifici monumenti ospitati al suo interno con il territorio.

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