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La “Chiesa della Pace“ di Corso Giulio Cesare a Torino

Riflettere sul valore universale della Pace può spronarci a rafforzare l’impegno individuale per difenderla, ma anche per riconquistarla quando ci sembra per sempre perduta

La Pace, ovvero la convivenza pacifica tra i popoli, tra comunità più o meno vaste, e persino nell’ambito famigliare, è sicuramente l’aspirazione più vivida e ardente di ogni persona di buon senso. Eppure, da quando mondo è mondo, essa rappresenta uno status che ben difficilmente l’uomo riesce a mantenere a lungo. Perché ‒ ieri come oggi, purtroppo ‒ l’umanità si rivela spesso arrogante, aggressiva, a danno dei più deboli, degli indifesi o comunque inadeguata a difendere e a mantenere la Pace: e così, anche se la Pace è stata conseguita dopo una guerra talmente sanguinosa da indurre ogni essere umano a ripudiare ogni forma di conflittualità, si rivela spesso volatile, fragile e precaria.

E allora la si ritorna ad invocare, soprattutto quando ahinoi l’abbiamo perduta, per le nostre stesse colpe, per le nostre ambizioni, per la nostra prepotenza incontrollata, per la nostra leggerezza. E così la si rimpiange, la si implora, talvolta anche con la preghiera.

La decorazione della Cupola della Chiesa della Pace

A Torino c’è una chiesa che proprio alla Pace, con la P maiuscola, è dedicata. È la Chiesa della Pace, chiamata anche Chiesa di Nostra Signora della Pace  (o anche Chiesa di Maria, Regina della Pace o Regina Pacis): il suo ingresso ufficiale è in Via Malone 19, ma la facciata principale è prospiciente al Corso Giulio Cesare, ed è sicuramente una delle chiese più amate da chi abita nella Barriera di Milano, ed anche una delle più care ai torinesi.

Sarà che si affaccia sul trafficato Corso Giulio Cesare, arteria che rappresenta la spina dorsale di uno dei più popolosi quartieri torinesi, giornalmente percorsa da chi si dirige verso gli estremi confini della città per imboccare l’autostrada per Milano; sarà la sua forma vagamente bizantineggiante, fatto sta che è impossibile non lasciarsi catturare lo sguardo dal profilo di questa chiesa quando le si transita accanto.

La Chiesa parrocchiale dedicata a ‘Maria, Regina della Pace’ dopo i devastanti bombardamenti della 2^ Guerra Mondiale

L’edificio di culto è stato in gran parte ricostruito dopo i devastanti bombardamenti della II Guerra Mondiale, ma le sue origini sono ultracentenarie, essendo stato inaugurato dall’arcivescovo Agostino Richelmy nel 1901.

La sua costruzione fu voluta dal cappellano don Michele Mussotto, e il suo stile eclettico ricorda quello di altri vicini edifici di culto coevi, come la Chiesa di San Gaetano da Thiene e quella di San Gioacchino. Il suo elegante campanile ottagonale accoglie, fin dal 1912, un concerto di ben venti campane, poi restaurate, rifuse o sostituite nei primi Anni Cinquanta.

Una storica foto dell’interno della Chiesa della Pace. Lo scato, datato 1925, è di Gabinio

Tra il 1929 e il 2018, la Chiesa della Pace, che ora è retta dal Clero diocesano, accolse la Congregazione degli Oblati di Maria Vergine. Credo che di questi tempi sia opportuno riflettere sulla Pace, sulla sua irrinunciabilità, unendoci nello sforzo collettivo per riconquistarla e mantenerla come il bene più prezioso per l’umanità. E lo spunto può darcelo proprio questa chiesa: proviamo ad entrarci anche noi, anche solo per una breve meditazione (se non proprio per una preghiera), e forse ne usciremo più motivati e convinti di farci fattivi ed autentici operatori di Pace.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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