
Riccardo Gualino e la “U.N.I.C.A” (Unione Nazionale Industria Cioccolato e Affini)
Proseguiamo nel ripercorrere la storia del geniale imprenditore che creò a Torino il più grande polo europeo dell’industria del cioccolato
– SECONDA PARTE –
Sulla scia del successo del maître chocolatier torinese Silvano Venchi ‒ che di giorno in giorno cresceva in notorietà e prestigio sui mercati italiani ed europei, consolidando l’immagine di alta qualità del proprio marchio e delle proprie specialità dolciarie ‒ nel Settembre del 1924 anche l’industriale Riccardo Gualino, lungimirante imprenditore dalle idee chiare e ambiziose, decise di entrare in grande stile nel settore dolciario. Pensava che una produzione di elevata qualità, purché ben organizzata e ispirata alla grande tradizione maturata nel territorio attraverso i secoli e perpetrata da maîtres chocolatiers e mastri pasticceri o confettieri, con l’utilizzo rigoroso di materie prime selezionate, non fosse assolutamente incompatibile con le produzioni su larga scala. Gualino fondò così la Società Anonima U.N.I.C.A. (Unione Nazionale Industria Cioccolato e Affini), proponendosi di dar vita ad grande complesso industriale del settore dolciario-cioccolatiero di portata internazionale.
Grazie al suo prestigio di navigato imprenditore, Riccardo Gualino riuscì a raggruppare sotto un unico marchio ben sei fabbriche preesistenti del settore, specializzate nella lavorazione del cioccolato, del cacao, dei confetti, dei biscotti e delle caramelle. Una era la Fabbrica di Cioccolato e Cacao Michele Talmone; le altre erano la Fabbrica di Cioccolato e Cacao Moriondo & Gariglio, la Ferdinando Bonatti (anch’essa produttrice di cioccolato), le Fabbriche Riunite Galettine Biscuits e Affini, la Dora Biscuits e la Idea. Erano aziende di differenti dimensioni, tutte però caratterizzate da una produzione dagli alti standard qualitativi, nel rispetto della più rigorosa tradizione artigianale dei maestri produttori di cioccolato, e delle altre specialità dolciarie tipiche del territorio.
Nel quartiere di Pozzo Strada, quasi al confine con Grugliasco, al civico 325 di Corso Francia, all’angolo con Via De Sanctis, Gualino aveva fatto edificare un imponente stabilimento che si estendeva su una superficie di 100.000 metri quadrati. Sull’area sorsero in breve tempo quattro fabbricati: uno fu destinato ad ospitare la lavorazione del cacao e la produzione di cioccolato; un secondo venne adibito alla produzione di biscotti; un terzo alla produzione di caramelle e confetti, ed un quarto, lungo la Via De Sanctis, fu progettato per accogliere gli Uffici amministrativi.

La crisi economica internazionale accesasi negli Stati Uniti nel ’29, e protrattasi per buona parte della prima metà degli anni Trenta in tutta Europa, si era dimostrata devastante per le economie di molti Paesi, con contrazioni marcatissime dei livelli produttivi in tutti i settori e cali vertiginosi di tutti gli indici industriali. Anche la produzione e i consumi del comparto alimentare, e in particolare quello del cioccolato e dei dolci, segnarono decisamente il passo. Gli equilibri dei mercati vacillarono. Realtà aziendali che sembravano inattaccabili cominciarono a scricchiolare. Molte aziende fallirono, travolte dalla crisi dei consumi. Altre vennero incorporate a prezzi stracciati da avide aziende realmente più solide, o in conseguenza di torbide operazioni finanziarie favorite da oscuri intrallazzi politici. Altre ancora, sotto la spinta della politica economica di regime, che favoriva la creazione di forti gruppi monopolistici od oligopolistici, stipularono tra loro nuovi accordi e cartelli, o nuove fusioni per sopravvivere e superare il difficile momento critico.


La Venchi, intanto, l’altra già ricordata grande azienda torinese produttrice di cioccolato e caramelle, si era ormai aggiudicata una posizione solida e prestigiosa sul mercato dolciario: i suoi prodotti erano eccellenti, e la propria affermazione sul mercato rappresentava, almeno per il momento, uno zoccolo duro difficilmente scalzabile. In realtà, come vedremo, le cose avrebbero presto preso un risvolto inaspettato. Quello che sicuramente Silvano Venchi non aveva considerato, era che un giorno la propria azienda sarebbe diventata una partner commerciale dell’antica rivale, e cioè una consociata della Unica, che intanto (1931), per il crack delle attività di Riccardo Gualino, era passata alla gestione straordinaria dell’Istituto di Liquidazioni, un ente pubblico creato qualche anno prima (1926) per sostenere finanziariamente le imprese in crisi.
Tutto ciò invece si avverò nel 1934, quando Venchi dovette arrendersi all’inevitabilità di un cartello con la Unica pur di garantire la sopravvivenza e lo sviluppo del proprio marchio. Così, in quell’anno, dopo il tramonto della figura di Gualino, travolto da una crisi finanziaria che aveva portato al fallimento molte prestigiose aziende del suo vasto impero industriale, Gerardo Gobbi, un altro personaggio di primo piano dell’imprenditoria dell’epoca, si fece promotore della fusione delle due più grandi aziende dolciarie torinesi (la Venchi e l’Unica) riunendole sotto un marchio comune, e dando vita alla Venchi & Unica, ovvero alla Venchi-Unica, società anonima di prodotti dolciari ed affini, con un capitale sociale di 37.200.000 lire.

Ma quella della Venchi-Unica è un’altra storia, e magari la riprenderemo in un altro articolo. Quella di Riccardo Gualino, invece, continua nella terza parte che potrete leggere dal 20 giugno.
La prima parte dell’articolo si può leggere cliccando QUI.
Sergio Donna