Quando Torino era la capitale della Moda


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Se è vero che Milano è l’attuale capitale della moda, la culla della moda è stata una città perlopiù conosciuta per l’industria automobilistica: Torino. Già, la Torino operosa ha conosciuto la realtà di atelier che dettavano la moda in Italia ben prima di Milano e in contemporanea con Parigi.

Era il 1911, più di un secolo fa, quando una donna si presentò per le vie della città sabauda con un paio di pantaloni femminili, modello jupes-culotte, suscitando perplessità e qualche commento sarcastico. E correva l’anno 1911 anche quando nel contesto dell’Expo un padiglione fu dedicato alla Moda, quella con la M maiuscola, ossia quella che stabiliva, un po’ come oggi, ciò che andava indossato per essere al passo con i tempi.

I grandi Atelier Reali torinesi lavoravano seta e cotone per la famiglia reale e per le famiglie più facoltose e divennero il volano di un’industria che si contraddistingueva non tanto per l’originalità dei pezzi, ma per la pregiata fattura artigianale: per usare un’espressione tipica locale, tutt’altro che abiti “del pettine”, ma di grande valore.  

A spiccare nella storia della moda torinese è il GFT, Gruppo Finanziario Tessile, che negli anni Sessanta diede l’impulso alla trasformazione della moda da attività prevalentemente artigianale a industriale. Il GTF divenne la sede distributiva e industriale di alcuni fra i più importanti marchi della moda, tra cui Valentino e Armani, e divenne una realtà solidissima, tanto da contare circa 8mila impiegati.

Questo colosso industriale (che possedeva marchi importanti, fra cui Facis) negli anni d’oro fatturava più dell’altra grande industria simbolo di Torino, la Fiat.

Le cose cambiarono con la crisi petrolifera, che piano piano indebolì il polo industriale della moda torinese: Milano assunse il ruolo di nuova città della moda a partire dagli anni Novanta, prendendo il posto di Torino.

A testimoniare la grandezza di Torino nel mondo della moda, lo scorso anno c’è stata una bella mostra presso l’Archivio di Stato intitolata Vent’anni di eleganza a Torino 1955-1975, che ha ben raccontato la vocazione – oggi diremmo “fashion” – della capitale sabauda, città sì dell’automobile, ma anche dell’abbigliamento e della moda.

L’esposizione, curata dal professor Pier Maria Stabile, ha racconto oltre 3mila abiti e accessori del Liceo artistico Passoni, nato negli anni Cinquanta come Istituto d’Arte per il Disegno di Moda e Costume per volontà di un pittore, Italo Cremona.

La mostra ha avuto il merito di raccontare una città per certi versi inedita, una Torino modaiola e attenta al costume: non in tanti ricorderanno che la città ospitava il Samia, acronimo di Salone Mercato Internazionale dell’Abbigliamento, famoso salone della moda torinese che ha chiuso i battenti nel 1977.

Il tramonto della moda sabauda, oltre a causa dei problemi legati alla crisi petrolifera, si dovette anche al  successo del pret-à-porter, che colpì gli atelier torinesi, famosi per le abilità artigianali.


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La moda, dunque, ha conosciuto le proprie evoluzioni prima a Torino che a Milano: dal quel giorno in cui una donna si presentò con un paio di pantaloni femminili per le vie della città tanta acqua è passata sotto i ponti. La moda ha mutato forma e sostanza più volte, influendo su tutti gli aspetti della società, incluso lo sport. Ne sono un esempio i protagonisti dei giochi di carte sportivi, la cui moda varia a seconda dello stile del momento e dell’eccentricità del personaggio, così come nel calcio, nella musica e nel cinema.

Ultimamente il problema della sostenibilità ha interessato anche il mondo della moda, come dimostra una mostra tenutasi, guarda caso, proprio a Torino lo scorso novembre: il progetto Dreamers ha esplorato il mondo della moda alla luce dei dettami di sostenibilità, di riciclo e riuso, anche in virtù del fatto che l’industria del fashion è tra le più inquinanti del pianeta e che, secondo le parole delle curatrici della rassegna, “coloranti e formaldeide sono tossici quanto i grassi idrogenati e i conservanti”.

Questa bella iniziativa sembra quasi chiudere il cerchio: Torino, culla della moda italiana ed europea, ha di recente accolto una manifestazione che guarda al futuro della moda in nome della sostenibilità e della consapevolezza ambientale. Tra passato e futuro, la città di Torino sembra proprio non voler abbandonare il mondo della Moda, dei cui primi vagiti è stata testimone.

Redazione

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