La notizia dell’aggressione a una bambina da parte di un cane in provincia di Napoli ha scatenato, come sempre in questi casi, una valanga di reazioni emotive e polemiche. Il tema dei cani che mordono e del loro presunto pericolo intrinseco torna ciclicamente al centro dell’attenzione, spesso con toni allarmistici e generalizzazioni pericolose.
Attenzione, però: la domanda che dovremmo porci non è “perché un cane morde?”, bensì “cosa possiamo fare per prevenire situazioni del genere?”. Ogni cane comunica costantemente con il suo ambiente, ma troppo spesso i suoi segnali vengono ignorati o fraintesi. L’aggressività, che nella nostra percezione ha una connotazione negativa, per un cane è semplicemente una risposta adattativa a una situazione che percepisce come minacciosa. Non esistono cani che mordono “senza motivo”: dietro a un episodio di aggressione ci sono sempre segnali premonitori, esperienze pregresse, errori di gestione o mancanza di educazione e socializzazione.
Uno degli errori più comuni è sottovalutare l’importanza della socializzazione nei primi mesi di vita del cane. Un cucciolo che non viene esposto correttamente a persone, bambini, rumori e situazioni diverse potrebbe crescere insicuro e reagire con paura o difesa in contesti che non conosce.
Anche un cane adulto può sviluppare reazioni aggressive se non viene rispettato nei suoi spazi e nei suoi tempi. In molte situazioni di cronaca si scopre che il cane aveva dato segnali di disagio ben prima di arrivare al morso: posture tese, sguardi sfuggenti, ringhi o tentativi di allontanarsi sono messaggi chiari, ma spesso vengono ignorati o, peggio, puniti.
Un altro aspetto cruciale è la gestione da parte del proprietario. Non esistono cani “pericolosi” per natura, ma esistono situazioni di rischio che possono essere prevenute con consapevolezza e responsabilità.
Un cane lasciato senza controllo in presenza di un bambino, un animale non educato al contatto con i più piccoli, una gestione approssimativa della relazione possono trasformarsi in elementi di pericolo. I bambini, in particolare, dovrebbero sempre essere supervisionati quando interagiscono con un cane, anche il più docile. Troppo spesso si pensa che l’affetto basti a rendere un cane “buono”, ma la realtà è che senza un’adeguata educazione e senza il rispetto delle sue necessità, anche il cane più equilibrato può arrivare a reagire in modo inaspettato.
C’è poi il grande equivoco della razza. Ogni volta che un cane morde, il primo istinto è chiederci “di che razza era?”, come se questo fosse l’elemento determinante. Qualsiasi cane, di qualsiasi taglia o razza, può mordere se messo in una situazione di stress, paura o dolore. Continuare a etichettare alcune razze come “pericolose” distoglie l’attenzione dal vero problema: la gestione, l’educazione e la consapevolezza dei proprietari.
Dunque, cosa possiamo fare per evitare episodi del genere?
La prevenzione passa da diversi fattori: un’educazione adeguata per i cani e per i loro proprietari, una gestione responsabile delle interazioni con i bambini, il rispetto dei segnali di stress e disagio del cane, la supervisione costante in situazioni potenzialmente a rischio. Non si tratta di demonizzare i cani né di minimizzare gli episodi di aggressione, ma di comprendere che la convivenza tra uomo e cane è una responsabilità che va gestita con competenza e rispetto. Queste tragedie non dovrebbero essere usate per alimentare la paura, ma per stimolare una riflessione più profonda su come possiamo prevenire e costruire una relazione più consapevole con i nostri cani. Un cane non è mai semplicemente “buono” o “cattivo”: è il riflesso dell’ambiente in cui vive e della relazione che costruiamo con lui.
Antonio Puccio
(dog trainer & esperto in relazione uomo-cane)
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