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Presentata al Centro Studi Piemontesi la Raccolta antologica “Poeti in piemontese”

L’Antologia include opere di poeti scomparsi o viventi, dal Novecento ai giorni nostri, “il cui valore sta nell’aver saputo ricercare con la poesia la verità, nel piccolo e al tempo stesso nell’universo”

Lunedi 2 Dicembre 2024 è stata presentata in anteprima al Centro Studi Piemontesi – Ca dë Studi Piemontèis di Via Ottavio Revel 15, a Torino, l’Antologia “Poeti in Piemontese” | Dal Novecento ai giorni nostri.

L’opera è stata realizzata da Giovanni Tesio ed Albina Malerba in collaborazione con autorevoli filologi, linguisti, critici e poeti piemontesi, come Giuseppe Goria, Dario Pasero, Remigio Bertolino, Nicola Duberti, Sergio Garusso e Gianfranco Pavesi. La Premessa è firmata da Lodovico Passerin d’Entreves.

Nella gremita Sala conferenze è intervenuto il prof. Francesco Tomatis dell’Università di Salerno, che ha rievocato, in particolare, la figura del poeta piemontese Antonio Bodrero (Barba Tòni Bodrìe, 1921-1999), maestro che incarna la poesia teologica, sociale, politica, interiore ed autoriflessiva e che esprime “il significato di far poesia”.

Il docente ha proposto interessanti osservazioni semantiche sui termini “lingua” e “dialetto”. Il piemontese è filologicamente una lingua neolatina e, personalmente, chi scrive storce il naso quando la si definisce un dialetto. Ma anche se lo fosse, come ha ricordato il docente, non si deve dimenticare che il vocabolo “dialetto” (e i suoi derivati) qualora non venga usato con disdegno, può avere un’accezione di nobiltà: occorre infatti distinguere tra poesia dialettale e poesia “in” dialetto. Quest’ultima, se di qualità, è poesia autentica, che esce dai cuori e compenetra nei cuori, cogliendo e descrivendo la realtà, circoscritta magari, ma “genita” e vera, e che può anche sublimarsi in preghiera e profezia.

Etimologicamente il termine dialetto significa “lingua di parte”: “dia” sta per parte, ma può significare anche “attraverso”; chi usa il dialetto è infatti consapevole della parzialità del linguaggio ma anche del fatto che quel linguaggio coglie in modo efficace e diretto la realtà, che attraverso la poesia, si svela e si rivela.

Ma torniamo alla nostra “lingua” piemontese.

L’Antologia include opere di poeti scomparsi o viventi, il cui valore sta nel saper ricercare la verità nel piccolo e nell’universalità. Lo dice lo stesso Bodrìe: “Ël vers a l’é ‘l ni dl’univers” (Il verso è il nido dell’Universo).

Il prof.Tesio, dal canto suo, ha giustamente auspicato che il piemontese possa essere riconosciuto dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità. In questo senso (n.d.r.) le comunità piemontesi d’Argentina ci hanno da tempo “bagnato il naso”: laggiù decine di Enti territoriali, grazie anche all’interessamento e alla vitalità di altrettante Familias Piamontesas, hanno già concesso alla Lingua piemontese il crisma di patrimonio culturale immateriale.

Tornando all’Antologia, Tesio ha ricordato che quest’opera è anche un “luogo di raccolta e di sintesi di lavori antologici svolti in passato” da studiosi e ricercatori come Clivio, Pasero, padre Gasca ed altri ancora. In “Poeti in piemontese del Novecento” ovviamente sono presenti Costa e Pacòt, il Dante e il Petrarca del nostro Novecento, Milo Bré, Badalin, Bertodatti, Bodrìe, Gandolfo ed altre magnifiche voci della Letteratura piemontese, ma anche tanti altri poeti più o meno noti che “hanno dato poesia alla vita e vita alla poesia”.

Dal canto suo, il filologo e poeta Dario Pasero ha ricordato l’opera di Camillo Brero, autore di una monumentale “Storia della Letteratura piemontese” in tre volumi, precisando tuttavia che “non si finisce mai di aggiornare una Storia della Letteratura. È come un duomo di Milano”, che richiede continue integrazioni e interventi: e quest’Antologia è il resoconto di un lavoro di ricerca e integrazione aggiornato ai giorni nostri, che tiene conto anche di autori ingiustamente dimenticati in opere precedenti.

Albina Malerba ha concluso la conferenza di presentazione dell’opera ricordando che: “I poeti sono ‘costruttori’ di idee e di intuizioni geniali, come l’ ‘angagi’ per la difesa della lingua, nel rispetto del ‘bin a la tèra’ (come direbbe Brero) e delle proprie radici, e nell’impegno per la salvaguardia della natura”.

Non possiamo che concordare.

(Sergio Donna)

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino", "Statue di Torino" e "Ponti di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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