Il fondamento della sperimentazione sugli animali è nella teoria darwiniana dell’evoluzione, che legittima, sulla base della discendenza comune e della somiglianza, l’utilizzo di un animale non umano per comprendere meglio alcuni aspetti della biologia umana. Semplificando, prendiamo in considerazione una scimmia: filogeneticamente vicina alla nostra specie, presenta strutture del cervello simili alle nostre, ha caratteristiche fisiche e comportamentali comuni a quelle umane (per esempio, sa afferrare un oggetto con destrezza) ed è quindi estremamente interessante come modello per raccogliere informazioni utili riguardo a patologie complesse, per esempio, riguardanti le nostre capacità motorie. Detto questo, è importante dire che la biologia animale è, in fin dei fatti, troppo differente da quella umana per generare risultati validi: ne abbiamo tristi esempi storici in farmaci che, innocui sugli animali, si sopo poi rivelati letali negli umani. Senza dimenticare che, questi test, provocano poi indicibili dolore e sofferenze negli animali.
In Piemonte, di questi tempi, la parola d’ordine è innovazione: presentata dal gruppo consiliare del Movimento cinque stelle ed approvata proprio in questi giorni, la nuova proposta di legge a favore dell’eliminazione dell’uso degli animali a fini sperimentali punta sugli studenti delle facoltà di medicina del Territorio: «Finalmente si investe sulla formazione dei giovani ricercatori per attuare quel cambio di mentalità che consentirà di superare la sperimentazione sugli animali. C’è ancora poca consapevolezza dell’esistenza di un’alternativa, domina il modello tradizionale che però prevede la sofferenza degli animali e spesso si rivela meno efficace. Non si tratta solo di etica, ma anche di evoluzione della ricerca – afferma Francesca Frediani, consigliere del movimento e prima firmataria del documento -. Il Piemonte si allinea all’Europa in coerenza con il principio che prevede la riduzione del numero degli animali usati, la limitazione delle sofferenze e la sostituzione dei modelli in vivo con tecniche alternative».
Un disegno, questo, estremamente variegato ed interessante: da un lato l’istituzione di comitati etici
Certamente, la vivisezione è ancora ben lungi dall’essere abolita e, come ci ricorda Bartolomeo Biolatti, capo dipartimento dell’Università di Scienze Veterinarie, a Torino, «la sperimentazione animale è obbligatoria per legge prima di introdurre sul mercato un nuovo farmaco», ma, in fondo, qualsiasi lungo percorso inizia con pochi, ma importanti, passi.
«Ci auguriamo che questo provvedimento sia da esempio per tutte le altre Regioni e possa offrire concretamente la possibilità di sviluppo e formazione in merito ai modelli sostitutivi, in attuazione di principi presenti anche nel Decreto nazionale che regolamenta la sperimentazione ma che purtroppo rimangono silenti e poco diffusi tanto per ostacoli culturali quanto per la mancanza di fondi» Michela Kuan, responsabile LAV (Lega Anti Vivisezione) Area Sperimentazione senza Animali.
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