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Ostensione Sindone a fine 2020: l’annuncio di Nosiglia

TORINO. Si terrà a Torino dal 28 dicembre 2020 al primo gennaio 2021 il 43° raduno della comunità ecumenica di Taizé. L’annuncio dato da frère Alois, priore della comunità di Taizé, è stato accolto con grande gioia dall’arcidiocesi di Torino e da tutte le confessioni cristiane presenti nel territorio torinese: “Torino – sottolinea monsignor Nosiglia – attende i giovani del prossimo ‘pellegrinaggio di fiducia sulla terra’ del 2020 con il cuore e le braccia aperte”. Nel comuncato L’ospitalità delle famiglie e delle comunità, la ricchezza spirituale, culturale e artistica del nostro territorio così come la grande tradizione di solidarietà e di attenzione agli ultimi da parte della nostra gente rappresentano fin d’ora la sicura promessa per il prossimo incontro europeo di Taizé a Torino, promessa di un’esperienza intensa e sorprendente di fede e di gioia”.

Per questo importante appuntamento la chiesa torinese intende offrire un importante dono: la contemplazione della Sindone, come ha annunciato lo stesso arcivescovo Nosiglia, che del lenzuolo è anche il custode pontificio. Il Sacro Lino tornerà dunque a mostrarsi, come nell’agosto 2018, probabilmente in una unica giornata. Con la contemplazione della Sindone il raduno, che torna in Italia per la settima volta dopo le quattro edizioni di Roma e le due di Milano, è destinato a diventare uno degli eventi giovanili più importanti del 2020.

Ogni anno all’evento partecipano diverse migliaia di persone dai 18 ai 35 anni provenienti da 70 Paesi, e quindi non solo da tutta Europa, ma anche da altri continenti.  Dal 1978, la comunità di Taizé invita ogni anno i giovani all’incontro europeo Pellegrinaggio di fiducia sulla Terra (comunemente chiamato “Capodanno di Taizé”) in una grande città europea. Elemento importante di questi incontri è l’ospitalità da parte delle famiglie e delle comunità che accolgono le migliaia di giovani europei nelle loro case. La notte dell’ultimo giorno dell’anno è scandita da una preghiera serale e, successivamente, dalla “Festa dei Popoli” nelle singole comunità ospitanti. I giovani di ogni nazionalità propongono canti, balli e giochi condividendo gioia e cultura.

Redazione

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