Categories: Scienze & Benessere

Oncologi cinesi all’ospedale di Novara per uno stage di sei mesi

NOVARA. L’ospedale Maggiore è stato selezionato per sei mesi di stage dal Sichuan cancer hospital di Chengdu in Cina come sede di formazione per alcuni dei suoi medici specializzati in oncologia. Svolgere attività di ricerca e scoprire come si lavora in un ospedale italiano d’eccellenza sono gli obiettivi.

Oltre a essere giunti già in città, i cinque esperti di età compresa tra 31 e 38 anni sono stati assegnati alle varie strutture, tra cui quella di radiodiagnostica e il laboratorio di biochimica clinica. «Chengdu ci ha scelto come partner scientifico dopo avere valutato numerosi centri di tutta Europa – spiega Mario Minola, direttore generale dell’azienda ospedaliero universitaria di Novara –. Nel 2017 c’erano state le prime occasioni di confronto. Allora noi avevamo ospitato quattro medici cinesi, poi in estate ci eravamo trasferiti in Cina per firmare il protocollo d’intesa». A dare il benvenuto ai medici ci ha pensato l’assessore all’Istruzione Valentina Graziosi.

La collaborazione tra le due realtà, che mette in conto scambi di conoscenze, progetti di ricerca e attività formative, si fonda anche sull’impegno della dottoressa Lucia Orlandini, fisico sanitario e direttore accademico dell’ospedale cinese specializzato nella prevenzione e nella cura del cancro. Inoltre,il professor Marco Krengli, presidente della scuola di Medicina dell’Università del Piemonte orientale, dichiara :«Le dimensioni dei due poli non sono comparabili. Il centro cinese ha 2 mila posti letto, 1.500 dipendenti, e serve una regione immensa. In questo periodo nella scuola lavoreremo con due dei cinque medici: oltre all’assistenza, gli specialisti parteciperanno a una ricerca oncologica».

Lo stretto rapporto con la Cina potrebbe portare a un’alleanza tra università: da una parte l’Upo, dall’altra la University of electronic science and technology of China (Uestc), affilata al polo di Chengdu. «Siamo stati contattati dall’ateneo per ipotizzare il lancio di programmi di formazione comune – svela Krengli –. In futuro potremmo quindi mettere a disposizione anche altre nostre strutture per organizzare nuovi percorsi di training. Bisognerà definire le modalità del progetto».

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