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La fontana dell’Aiuola Balbo: dieci arditi getti, tra vialetti, statue e busti di personaggi illustri

Un tempo faceva parte dell’esteso giardino dei Ripari, così chiamato perché era posizionato là dove si ergevano tre bastioni difensivi delle mura a sud della città

“Non lasciatevi ingannare dal nome con cui viene normalmente chiamata: – scrive Milo Julini in un capitolo dedicato a questo spazio verde torinese nella monografia “Giardini di Torino”, AA.VV., facente parte della collana Bellezze di Torino, a cura di Ël Torèt | Monginevro Cultura – l’ Aiuola Balbo misura più di 11.000 metri quadrati, e meriterebbe più propriamente di essere chiamata giardino, avendo tutti i caratteri di un sia pur raccolto giardino all’italiana, con vialetti e una fontana centrale ed alberi d’alto fusto a fare corona”.

L’Aiuola Balbo faceva parte di un più esteso giardino, il Giardino dei Ripari, così chiamato perché era posizionato là dove si ergevano tre bastioni difensivi delle mura a sud della città, fatte demolire da Napoleone tra il 1800 e il 1802. L’area venne ristrutturata nel 1835 su disegno dell’ingegner Giovanni Barone, Capo del Civico Uffizio d’Arte, e occupava lo spazio tra l’attuale Piazza Maria Teresa e la Via Carlo Alberto.

Nel 1872, in seguito ad un intervento urbanistico, il Giardino dei Ripari (che peraltro in quell’epoca risultava in stato di degrado) venne suddiviso in due spazi verdi, collocati in piazze separate, l’attuale Piazza Cavour e l’Aiuola Balbo, realizzata nel 1874 su progetto di Edoardo Pecco, nel quadrilatero compreso tra  le vie dei Mille, Cavour, San Massimo e Accademia Albertina.

La Fontana dell’Aiuola Balbo, foto Archivio Monginevro Cultura

L’Aiuola Balbo appare in effetti come un grazioso giardino, con vialetti a schema geometrico e fontane, ed accoglie numerose statue di personaggi illustri, come quella di Cesare Balbo, conte di Vinadio, cui è dedicato il giardino, che fu un politico e un fecondo scrittore: l’opera è di Vincenzo Vela. O ancora, il busto dedicato al diplomatico Salvatore Pes, marchese di Villamarina, che giocò un ruolo determinante nel processo di unificazione nazionale; così come quella centrale, del patriota veneziano Daniele Manin, sempre di Vincenzo Vela; quella dell’attore e patriota Gustavo Modena, realizzata da Leonardo Bistolfi; quella dedicata a Eusebio Bava, generale in capo dell’Esercito sabaudo; e ancora, il busto dedicato a Lajos (Luigi) Kossuth, l’eroe nazionale ungherese che visse e morì a Torino durante l’esilio.

Il monumento a Cesare Balbo, opera di Vincenzo Vela
(Foto Archivio Monginevro Cultura)

Nel citato libro “Giardini di Torino” i vari autori hanno avuto occasione di soffermarsi diffusamente sui personaggi storici ai quali sono stati dedicati busti e monumenti negli spazi verdi torinesi, compresi ovviamente quelli posizionati nell’Aiuola Balbo.

In questo articolo, in cui intendiamo soffermarci sulle fontane di questo giardino, vogliamo aggiungere che il monumento dedicato a Daniele Manin – posizionato nel cuore della vasca da cui si dipartono i getti su una piccola aiuola circolare che funge da basamento e da centro geometrico del giardino – riproduce una figura femminile incoronata, che rappresenta un’allegoria dell’Italia. Ai due lati del monumento, allineati in senso longitudinale e simmetrici tra loro, s’innalzano cinque alti getti d’acqua, per un totale complessivo di dieci arditi zampilli, che nelle giornate di sole si frantumano in migliaia di gocce scintillanti con un effetto scenico davvero emozionante.

La Fontana dell’Aiuola Balbo, foto di Carla Colombo

Il contesto complessivo dell’Aiuola Balbo, tra getti d’acqua, giochi di luce, vialetti ed aiuole, risulta particolarmente suggestivo e romantico e non è un caso se qui sono stati girati alcuni film, soprattutto agli albori del Novecento, quando Torino era considerata la capitale del cinema italiano. Tra questi, vogliamo ricordare in particolare “Robinet troppo amato da sua moglie”, del 1912, un film che riscosse un notevole successo: in questa pellicola, l’Aiuola Balbo diventò lo scenario open air di un furioso litigio tra due eleganti tote o madamin dell’epoca, impersonate dalle attrici Gigetta Morano e Nilde Baracchi, che rivaleggiavano tra loro per conquistarsi l’amore del dinoccolato Marcel Fabre, l’interprete di Robinet. Oggi, mutatis mutandis, vi si potrebbe girare qualche episodio di una fiction televisiva, se solo qualche regista riscoprisse la bellezza di questo giardino torinese.

Sergio Donna

Fonti:

AA.VV., Fontane di Torino | Fontan-e ‘d Turin, Ël Torèt – Monginevro Cultura, Torino, 2023

AA.VV., Giardini di Torino | Storia, Incontri e Leggende nei parchi della città, Ël Torèt – Monginevro Cultura, Torino, 2022

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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