Lo straordinario il potere evocativo di un nespolo e dei suoi frutti, in lingua piemontese puciu

Perché non appenderlo e brindare al puciu? L’antico e ormai dimenticato nespolo, speriamo di no, infatti i piemontesi devono ricordarselo. E’ una pianta che veniva coltivata, ma cresceva anche spontanea almeno fino a tutto il l900, poi l’inurbamento e l’esigenza di avere frutta sempre più bella e più grande l’ha fatta pressoché scomparire. Però, per fortuna, questa pianta si trova ancora, e  prospera bene in qualsiasi orto e giardino, e quando le castagne sono raccolte, i cachi pure, lei continua a far maturare  i suoi piccoli frutti.

Il suo nome è mespilus germanica e appartiene alla famiglia delle Rosacee, ma è pressoché conosciuta come il nespolo germanico, proprio perché i suoi frutti possono sfidare l’inverno e in qualsiasi punto sia collocata, in ombra o in cattiva posizione, isolato o mal esposto, i suoi puciu li produce sempre. I frutti o pomini sono piccoli e tondeggianti di color marroncino chiaro e sono ricoperti da una piccola peluria; il nome stesso meso pillum dal greco che vuol dire mezza palla ben si addice anche al nostro vezzeggiativo dialettale usato per identificare nel puciunin qualcosa di grazioso come un’acconciatura di capelli intrecciati e raccolti sulla nuca oppure come qualche visetto di bimbetta imbronciato.

La pianta può essere anche apprezzata come ornamentale perché fa una bella fioritura bianca a maggio, i suoi fiori sono a forma di rosetta, inoltre ha abbondanti e larghe foglie lanceolate e d’un bel colore verde scuro, con la parte inferiore grigio cenere che sembra vellutata. In autunno le foglie diventano gialle screziate di bellissime sfumature rosse.

I frutticini, ricchi di vitamina A e flavonoidi, hanno un gusto particolare e da maturi, quando sono ben morbidi si mangiano, bisogna però ricordare che questi frutti appena colti, vanno trattati come il frutto dei cachi, bisogna metterli via a maturare. Il proverbio infatti insegna: “Col tempo e con la paglia maturano anche le nespole”. Dunque tiriamo fuori una virtù che si va perdendo: la pazienza dell’attendere, non tutto quel che è pronto subito è buono. E ancora continuiamo a piantare il puciu e soprattutto non confondiamolo con la nespola del Giappone che è quella più commercializzata ma che è completamente diversa infatti fiorisce in inverno e matura in primavera e nelle nostre regioni fredde produce pochissimi frutti.

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