TORINO. Del condottiero dei record si hanno notizie, in particolare, nella documentazione più completa che esista, costituita dagli atti del governo e delle castellanie del Piemonte, dell’Archivio di Stato di Torino, e dal materiale rinvenuto in altri archivi, oltre che nella corrispondenza delle cancellerie italiane.
Ci si domanda ancora se il Cane, nato a Casale Monferrato intorno al 1360, ma originario di Borgo San Martino, fosse stato un pazzo, o solo qualcuno col potere di sottometere attraverso la propria sopravvivenza. Bonifacio Cane, detto Facino, da Bonifacino, forse per una corporatura non imponente, fu l’ultimo dei rami meno ricchi della sua casata, e probabilmente divenne un mercenario crudele, anche per una rivalsa sul proprio status sociale. Infaticabile, temuto in parte anche dai signori che lo ebbero alle loro dipendenze, ricercava sempre occasioni di guadagno e di saccheggio, sorte che toccò a Casale, saccheggiata per 8 giorni con i cittadini terrorizzati, mentre egli stesso s’insediava a Palatium Vetus, auto nominandosi “signore” della città.
“Ingegnatevi bene di saper le trame di Fazino Cane” disponeva il governo di Firenze all’epoca del condottiero, che catturò, inoltre, 200 cittadini di Chieri, poi rilasciati dietro il versamento del riscatto in denaro. La crudeltà si manifestava, quindi, in un alto disprezzo dell’umanità, mentre il talento attribuitogli si basava sul confondere i nemici con rapidi e imprevedibili spostamenti di truppe, preferendo le campagne invernali, quando era forse più difficile raccogliere uomini contro di lui per attaccarlo.
Nella vita privata si sposò, ma non si hanno notizie di figli legittimi. Pare che nel 1403, divenne anche Signore di Valenza, oltre che di altre importanti località lombarde e piemontesi, tanto che i contemporanei lo giudicarono come “uomo del suo tempo”, protagonista di atti crudeli pari alla crudeltà dei tempi in cui visse. È diffusa persino una tesi affascinante per cui il termine italiano “facinoroso” deriverebbe dal nome di Facino, anche se l’etimologia, in realtà, proviene dal latino.
A ogni modo, Facino Cane uscì di scena, a poco più di 50 anni, in modo ordinario, a differenza della vita che condusse, morendo in un letto per un attacco di gotta, e non per mano violenta. Il corpo, rimasto nudo e insepolto per alcuni giorni, fu in seguito collocato nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia, senza cerimonia né lapide.
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