Lingua & tradizioni piemontesi

Le “onge”: proverbi e modi di dire piemontesi sulle unghie

Strumenti di fascino femminile o artigli di attacco e di difesa, le unghie hanno ispirato decine di locuzioni verbali e proverbi tipici della Lingua subalpina

L’antico detto latino: “Ex ungue leonem, ex pede Herculem, ex auricola asinum” in piemontese suonerebbe così: “Da j’onge it arconòsse ‘l leon, dai pe it arconòsse Ércole e da j’orije it arcònosse l’aso” (Dalle unghie riconosci il leone, dai piedi riconosci Ercole e dalle orecchie riconosci l’asino). Le unghie in questo caso sono la metafora dell’aggressività e della violenza, che spesso non è palese, ma è sovente pronta a manifestarsi all’improvviso in tutta la sua portata quando gli artigli vengono minacciosamente rivolti sulla vittima di turno.

Anche per gli umani, le unghie possono rappresentare un’estrema arma di difesa, come quando, aggrediti, cerchiamo di difendere “con le unghie e con i denti” (ovvero “con j’onge e con ij dent”) la nostra incolumità o il nostro portafoglio da un tentativo di rapina.   Il panorama dei modi di dire sulle unghie sono molto numerosi nella Lingua piemontese, come sempre molto colorita e ricca di espressioni esclusive ma anche di frasi idiomatiche che trovano riscontro e analogie in altre Lingue regionali o Dialetti italiani.

Un modo di dire tipicamente piemontese, ad esempio, è il seguente: “Chi a l’é nen bon a tajesse j’onge con doe man, a l’é nen bon a vagnesse ‘l pan” (Chi non è capace di tagliarsi le unghie di entrambe le mani, non è capace di guadagnarsi il pane). L’espressione, spesso esternata con toni paternalistici, in effetti nasconde un sotteso messaggio educativo: la natura ci ha forniti di due mani, di cui solo una delle due (a seconda che si sia destrimani o mancini) sappiamo utilizzare con maggior destrezza. Ciò non significa tuttavia che la mano più debole in certi contesti non possa dare il suo prezioso contributo: non dobbiamo rinunciare al suo apporto quando sia necessario. Anche la mano meno forte può essere indispensabile (proprio come quando dobbiamo usarla per tagliare le unghie di quella più agile e dominante).

E parlando di unghie, non possiamo omettere il tradizionale proverbio “Tut a ven a taj, anch j’onge a plé l’aj” (Tutto viene a taglio, anche le unghie a pelare l’aglio): saggezza popolare che ci insegna che, nei momenti di necessità, l’ingegno ci stimola ad arrangiarsi con soluzioni alternative e a ricercare soluzioni d’emergenza.

Ci sono poi decine di altre espressioni sulle unghie, molte delle quali sono davvero pregnanti di ironia, di quella ironia arguta, spesso caustica e pungente, che è tipica – se non esclusiva – della cultura subalpina. Come questa: “Pì as diventa vej e pì a l’é mal fé a tajesse j’onge dij pe” (“Più s‘invecchia e più diventa difficile tagliarsi le unghie dei piedi”).

Oppure questa: “L’ùnich moment che le fomne a resto disarmà a l’é quand ch’a son pen-a passase lë smalt dzora j’onge” (L’unico momento in cui le donne si ritrovano disarmate è quello in cui si sono da poco passate lo smalto sulle unghie). Altre hanno il sapore di una sentenza inappellabile: “N’ongia rota a dà pì fastudi che ‘l mal a la testa” (Un’unghia rotta da più fastidio di un mal di testa). O suonano come una constatazione ineluttabile e fatale: “Fate mai graté la schin-a con j’onge dj’àutri!” (Non farti mai grattare la schiena con le unghie altrui!). Perché? ‒ i Piemontesi sono arguti, e in genere non hanno bisogno di troppe spiegazioni ‒ semplicemente perché difficilmente “il grattatore” azzeccherebbe il punto esatto in cui ci tormenta il prurito.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino", "Statue di Torino" e "Ponti di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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