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L’antesignana delle madame “reali” di casa Savoia: Jolanda di Valois

Reggente del ducato di Savoia in nome di Amedeo IX, detto il Beato, e del loro figlio Filiberto di Savoia, aveva scelto il castello di Moncrivello come residenza preferita

MONCRIVELLO. Il ridente borgo di Moncrivello, adagiato sulle ultime propaggini delle colline moreniche che anticipano la Serra d’Ivrea, a chi giunge da Torino in una giornata di sole, si presenta in un paesaggio incantevole, con alle spalle la cortina delle scintillanti vette innevate del Gran Paradiso:  un gruppo di case rurali, arroccate attorno all’antico castello, un castello dalla storia nobile e millenaria. Il vasto territorio comunale di Moncrivello si estende in un’enclave della provincia di Vercelli, incuneata ai margini del Canavese: il suo territorio confina con Villareggia a Sud-Ovest, con la Dora Baltea ad Ovest, con Borgomasino a Nord-Est, con Maglione ad Est, e con Cigliano a Sud-Est, centro agricolo da cui si allarga la piana vercellese.

Una veduta del castello di Moncrivello

In antiche bolle papali risalenti al dodicesimo e al tredicesimo secolo, che ne affidavano la giurisdizione al Vescovo di Vercelli, il borgo è citato con i toponimi tardo latini di Moncravellum o Monscaprarum oppure di Moncaprellus o Montiscravellum, ovvero “Monte delle capre”: la capra, in effetti, da sempre è presente nello stemma del comune. Ancor più antichi, nel territorio di Moncrivello, sono i preesistenti villaggi celtici di Uliaco, Moriondo, Miralta e Lagnasco. Ma le origini del castello, eretto sullo spartiacque della collina di Moncrivello quale rocca difensiva a presidio dei due versanti (a Nord verso le Alpi e la Valle della Dora Baltea, e a Sud verso la pianura e il Monferrato), risalgono verosimilmente all’anno Mille, a giudicare dall’impianto di architettura romanica che lo contraddistingue.

Nel 1243, Moncrivello con il suo castello passò ai Marchesi del Monferrato; nel Trecento tornò di proprietà del Vescovado di Vercelli, per essere poi concesso in feudo ai conti Fieschi fino al 1399, quando – in seguito a una rivolta popolare – i Fieschi furono costretti ad abbandonare il castello e i suoi territori, che passarono così ad Amedeo VIII di Savoia.

Il castello di Moncrivello con il torrione d’accesso

Inizia così, per il paese, un’epoca intrecciata a doppio filo con la storia sabauda, della  quale, in questo articolo, vogliamo riscoprire alcuni capitoli. Com’è noto alla maggior parte dei torinesi, nell’aristocratico quartiere del Cit Turin, tempio del liberty più raffinato, c’è un’arteria molto commerciale ed elegante, chiamata via Duchessa Jolanda. Se quasi tutti i torinesi conoscono questa contrada, forse non tutti sanno chi fosse davvero il personaggio storico cui la via è dedicata.

La duchessa in questione, che scelse come dimora il castello di Moncrivello (all’epoca chiamato Montcravel, alla francese), è Jolanda di Valois (Tours, 1434 – Moncrivello 1478), che fu moglie di Amedeo IX, detto “il Beato” (1435 – 1472), e sorella del re di Francia Luigi XI: fu lei a trasformare l’antica fortezza in residenza signorile e a farne la sua abitazione preferita. Con l’aggravarsi dell’epilessia del consorte, fu Jolanda, di fatto, a reggere il ducato fin dal 1469. A lei si deve la costruzione del Naviglio di Ivrea, che fu anche visionato ed ammirato da Leonardo da Vinci: una lunga via d’acqua navigabile, alimentata dalla Dora Baltea, che giungeva sino a Vercelli: i proventi per l’utilizzo delle acque irrigue venivano devoluti a beneficio del castello di Moncrivello.

Amedeo IX e Jolanda di Valois

Donna di grande lungimiranza e intelligenza, ed abile diplomatica, Jolanda seppe amministrare il potere con equilibrio e determinazione, promuovendo la cultura e le belle arti e favorendo la realizzazione di molte opere pubbliche. Dal punto di vista legislativo, fece pubblicare il nuovo Codice delle Leggi dello Stato. Oltre a rendere più accogliente il castello di Moncrivello, fece ampliare il castello di Moncalieri.  Durante il suo regno, Jolanda acquistò nuovi territori, estendendo i confini del ducato, sia in Piemonte che in Savoia. Tra gli interventi di pubblica utilità, oltre al già citato Canale della Dora Baltea, fondò asili per i meno abbienti, fece costruire l’Ospedale di Chambéry, il Lebbrosario di Conflarns e finanziò l’edificazione di alcuni monasteri nei pressi di Ginevra.

La duchessa “moncrivellese” Jolanda di Valois, reggente dapprima in nome del marito e poi del figlio Filiberto (1645 – 1482), grazie alle sue eccezionali doti diplomatiche, seppe difendere l’autonomia del ducato dalle rivendicazioni dei cognati e del cugino Carlo I, duca di Borgogna, detto il Temerario. Ma la duchessa Jolanda fu anche un’ottima madre: oltre a Filiberto, ebbe altri nove figli, anche se molti di essi morirono in tenera età. Le sue spoglie, unitamente a quelle del marito, riposano a Vercelli, nel Duomo, in una cappella progettata dal Guarini ed ultimata dal Garove.

Amedeo IX di Savoia, consorte della duchessa Jolanda di Valois

Nel 1565, dopo l’eclatante vittoria sui Francesi a San Quintino, Emanuele Filiberto concesse il castello ed il feudo di Moncrivello, dopo averlo contestualmente elevato al rango di marchesato, al capitano di ventura Cesare De Mayo di Napoli.

Nel 1692, il castello fu acquistato dai Marchesi del Carretto di Gorzegno, di discendenza aleramica. Fino al 1815, il castello era dotato di tre porte di accesso con altrettanti ponti levatoi, e fortificato con robuste mura di cinta, dotate di parecchie torri di difesa e di avvistamento. Attorno al 1820, il castello fu in gran parte distrutto da un incendio.

Un particolare delle mura del castello

L’ultimo discendente dei Marchesi di Gorzegno e di Moncrivello ad abitare nel castello è stato Carlo Aleramo Domenico Luigi del Carretto. Dopo un lungo abbandono, a partire dal 1972, lo storico castello, passato di proprietà, è stato oggetto di imponenti lavori di restauro conservativo: già riconosciuto monumento nazionale nel 1908, dal 1980 è entrato a far parte del patrimonio nazionale dei Beni Culturali.

Aperto al pubblico dal 1996, il castello che fu residenza preferita della duchessa Jolanda è oggi sede di un’intensa attività culturale, promossa dalla proprietà e dall’associazione culturale Duchessa Jolanda Onlus, da un’azienda agricola biologica ed un bed & breakfast.

Sergio Donna

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