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La tragedia delle campionesse di pattinaggio Gioia e Ginevra è diventata un film

TORINO. La storia di Gioia e Ginevra, le due cuginette di 9 e 17 anni promesse di pattinaggio su ghiaccio, morte in un incidente nell’ottobre 2017 è diventato un film.  Una tragedia che ha sconvolto lo sport e il mondo del pattinaggio su ghiaccio. Nove anni Gioia; diciassette Ginevra: i sogni delle due baby campionesse piemontesi sono stati spezzati mentre, terminata una gara a Merano, stavano rientrando in bassa Val di Susa dove vivevano.  Il cortometraggio, Gioia l’angelo del ghiaccio, scritto e diretto da Enzo Dino, è stato sostenuto dai presidenti di Coni  Giovanni Malagò e della Federghiaccio Andrea Gios. Verrà presentato in anteprima il 25 settembre a Roma al Foro italico, mentre a Torino sarà proiettato il 2 ottobre al Lux. Successivamente approderà in altre città italiane.

Le due cuginette, seppur giovani, pattinavano ad alti livelli. La più grande, Ginevra, studentessa modello al Liceo Sociale di Torino, era nel giro della nazionale e il suo sogno era quello di partecipare alle Olimpiadi Invernali 2020 nella danza su ghiaccio ed era impegnata nella ricerca di un partner che potesse gareggiare con lei in coppia. In quel periodo andava e veniva da Milano per sostenere provini con giovani atleti alla sua altezza.

La tragedia ha spinto Enzo Dino, regista di 32 anni di Venaria sempre attento e partecipe a ciò che lo circonda, a realizzare questo cortometraggio, girato in gran parte al PalaTazzoli, dove le ragazze si allenavano. Le riprese sono iniziate nello scorso mese di maggio e terminate qualche settimana fa. Il film ripercorre la giornata tipo delle due ragazze, tra scuola, allenamenti, famiglia e amici e sfiora volutamente solo l’incidente.

«Questo film vuole essere un ricordo e un messaggio ai giovani perché non mollino mai. Le nostre figlie erano molto brave a scuola e lottavano come due leonesse per emergere nello sport che amavano», ci tiene a sottolineare Monica Lorenzatti, la mamma di Gioia, che assieme alla madre di Ginevra rimase gravemente ferita in quel tragico incidente, ma riuscì comunque a salvarsi. «Vorremmo trasmettere il senso dell’importanza dello sport nel crescere ragazzi unici, non solo come sportivi, ma come persone – conclude mamma Monica – e trasmettere i principi che hanno portato mia figlia ad ottenere il tanto ambito titolo italiano. Gioia e Ginevra erano felici dei sacrifici che facevano e avevano una vita piena».

 

Piero Abrate

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