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La storia quasi centenaria del Parco Ruffini, per molti ancora Valentino Nuovo

Già Parco Principe Gerolamo Napoleone Bonaparte, oggi non è solo un polmone verde per la città, ma un prestigioso polo nazionale dello sport. La caratteristica “montagnola” al centro del parco venne costruita verso la fine degli Anni Trenta con le macerie delle case abbattute nella vecchia Via Roma

Se vi capitasse di incontrare un anziano residente di Borgo San Paolo, cioè un sanpaolino doc, e gli doveste chiedere dove si trova il Parco Ruffini, probabilmente avrebbe qualche difficoltà a fornirvi delle indicazioni per raggiungerlo. Ma se gli chiedeste dove si trova il “Valentino Nuovo”, si metterebbe in quattro per portarvici di persona.

Il Parco Ruffini, un tempo più noto come “Valentino Nuovo”, con i suoi 130.000 m2 è, per estensione, il 16º parco in ordine di grandezza della città di Torino. Ai margini di Borgo San Paolo, e al confine con il comune di Grugliasco, ha sempre rappresentato per le famiglie dei quartieri limitrofi (San Paolo, Santa Rita, Città Giardino, Borgata Lesna, Polo Nord e Pozzo Strada), una preziosa opportunità di svago, ove potervi trascorrere qualche ora nei pomeriggi assolati delle giornate di festa. Progettato nel corso degli anni Venti, venne originariamente chiamato “Parco Principe Gerolamo Napoleone Bonaparte”. Fu inaugurato il 31 dicembre 1925. Il parco fu vagamente concepito sul modello del Valentino (ed infatti venne subito chiamato dai sanpaolini “Valentino Nuovo”), per soddisfare l’esigenza di un grande giardino nell’area ovest della città, ormai intensamente urbanizzata e industrializzata, ma assolutamente priva di un polmone verde, ampio e confortevole.

Nel 1937, venne deliberata la costruzione di un nuovo stadio nel parco, sul lato che si affaccia sul Corso Trapani, (quel primordiale impianto sportivo, completamente rinnovato, è oggi diventato lo Stadio Primo Nebiolo) e disposto un ampliamento dell’area verde. Questo ampliamento venne realizzato inglobando i terreni dell’ex Cascina Galliziana, ceduti alla città nel 1934, e già appartenuti ad un’antica famiglia originaria di Como, trasferitasi alle porte di Torino intorno al ’600. La montagnola all’interno del parco fu creata artificialmente con le macerie delle vecchie case abbattute in Via Roma per far spazio ai nuovi palazzi di quella che sarebbe diventata la più elegante contrada torinese. A partire dal 1937 (e fino ai primi anni del dopoguerra), l’oasi verde del “Valentino Nuovo” ospitava una Colonia Elioterapica ed una piscina, all’epoca autentiche attrazioni alla moda per il quartiere. A questo periodo risale anche la costruzione di un attiguo padiglione, adibito ad Asilo infantile.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, sotto lo stadio del parco, viene ricavato un rifugio antiaereo. Nel dopoguerra, il parco fu ulteriormente ampliato e venne intitolato al giurista Francesco Ruffini, ex ministro e docente universitario, oppositore del regime fascista ed esonerato per motivi politici dall’insegnamento.

Nel 1961, nell’ambito dei festeggiamenti di Italia ’61, viene costruito il Palazzetto dello Sport, detto PalaRuffini, le cui linee richiamano quelle del PalaLottomatica di Roma (l’architetto che lo realizzò, Annibale Vitellozzi, collaborò infatti anche alla progettazione del Palazzo dello Sport romano, in collaborazione con Pier Luigi Nervi).

Il PalaRuffini è diventato negli anni un punto di riferimento dello sport torinese: qui sono state accolte spettacolari sfide di squadre torinesi protagoniste dei campionati nazionali di basket e pallavolo, ma anche esibizioni di tennis, competizioni di danza, rassegne di pattinaggio, feste popolari, nonché concerti rock e di musica pop.

Il parco, ormai da una quarantina d’anni, è integralmente chiuso al traffico automobilistico, e si è nel tempo arricchito di ulteriori impianti sportivi (campi da tennis, basket, pallavolo, con aree destinate allo skateboard, al mini golf, e al pattinaggio a rotelle).

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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