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“La spazzacamino”, l’avvincente romanzo di Rodolfo A. Neri ambientato in Val Vigezzo

Pubblicato da Echos Edizioni di Giaveno, La spazzacamino è l’ultimo romanzo di Rodolfo Alessandro Neri, medico torinese che in passato ha pubblicato diversi saggi e testi di narrativa legati in modo particolare al mondo alchemico. La sua ultima fatica letteraria ha come protagonista una giovane, nata a fine Ottocento, costretta a una vita grama, di enormi sacrifici proprio perché la sua famiglia fatica a mettere assieme in pranzo con la cena. “O mangiamo o ci scaldiamo” è il ritornello che ripete il fratello maggiore nel passargli una coperta in cui la giovinetta si avvolge prima di stendersi sul giaciglio. E lo fa anche in pieno giorno, per sfuggire alle temperature gelide e non ammalarsi. La stufa la si accende di rado, giusto per scaldare qualche minestra, perché di legna non ce n’è a sufficienza.

La voce narrante è quella di Teodora, ormai in età avanzata, che ripercorre la tremenda esperienza vissuta nella sua infanzia ad un giornalista: una sorta di lunga e dettagliata esperienza, con momenti crudi anche se non manca mai la speranza che qualcosa di buono accada. La durezza di quel tipo di vita  ha segnato in modo permanente la donna, ma l’ha rafforza rendendola solida come una roccia. Che cosa è accaduto esattamente? Durante i lavori di restauro di una villa nobiliare della zona, la ragazza ha scoperto che i camini della casa nascondono un labirinto. Ha scovato, in un anfratto della canna fumaria, un piccolo involto che contiene strane pietre. Le ha prese e le ha nascoste. Intanto, dalla canna fumaria, ha udito i pianti della giovane padrona di casa, ostaggio di un marito geloso e controllata da una domestica arcigna. Ha deciso di intervenire, presentandosi a lei per aiutarla a fuggire da tanta violenza. Le due donne sono partite dirette a Lugano…

 Il resto non ve lo voglio svelare per non togliere il piacere della lettura di questo romanzo scritto in punta di penna, senza voli pindarici. Asciutto, essenziale e dal forte impatto emotivo. Una storia che avrebbe potuto raccontarci nostra nonna o nostro nonno qualche tempo fa per esperienza diretta o di interposta persona. E noi avremmo finito per stupirci e appassionarci, proprio come quel giornalista nell’ascoltare i racconti di Teodora, nata in Val Vigezzo, la valle piemontese degli spazzacamini, che ogni anno dedica a questo antico mestiere un raduno: è quello un momento per rievocare l’antica figura “dell’uomo nero” descritta nel libro Cuore. Una figura che di suggestivo non ha proprio nulla. Niente a che fare con vecchie leggende o favole o film dal sapore romantico come Mary Poppins.

Negli ultimi decenni dell’Ottocento il quotidiano milanese Corriere della Sera aveva promosso una campagna per la protezione degli spazzacamini, “fanciulletti di quattro, di sei anni mal coperti, scalzi, che a stento si trascinano. E se non camminano il padrone li spinge innanzi a calci. Queste le delizie del povero spazzacamino prima che entri nella oscura canna; quivi poi principiano disgrazie maggiori”. Però ancora molti anni dopo (siamo fra le due guerre mondiali) per questo mestiere si faceva uso quasi esclusivo di manodopera minorile. In autunno si cercavano i bambini (quasi tutti avevano meno di 12 anni), per riconsegnarli alle famiglie in primavera. Si sceglievano quelli magri che potevano entrare facilmente negli angusti spazi del camino: centinaia e centinaia di schiavi stagionali malnutriti e il più delle volte malmenati dai loro datori di lavoro. In questo mondo difficile e tutt’altro che fiabesco si districa l’avvincente romanzo di Rodolfo Alessandro Neri. Da leggere sicuramente. Anche tutto d’un fiato…

Rodolfo Alessandro Neri, La spazzacamino, Echos Edizioni, Giaveno, 2023, pagine 164, euro 14

Piero Abrate

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