Marco Dardanelli ci regala un bello spaccato della Torino periferica del secondo dopoguerra con il suo romanzo “La luna nel quartiere. Gagnu malefic nella Torino degli anni sessanta”. La storia si sviluppa nel quartiere Madonna di Campagna, periferia nord ovest della città. Mentre l’eco della guerra è ancora presente nei racconti degli adulti che lo circondano il piccolo protagonista
Quella descritta è una città che sta iniziando un po’ in sordina uno straordinario risveglio economico, in cui le automobili discorrono tra loro con sguardi spiritosi, oppure con le facce stupidine delle macchine francesi; e un bambino timido che osserva il mondo dalla sua finestra, poi dal cortile, dove si lascia cavalcare come un somarello da ragazzine un po’ più grandi e prepotenti. La ripresa di Torino, nei primi anni sessanta, compare riflessa nello sguardo ingenuo e nelle emozioni di Marcolino, che vede entrare in casa sua meravigliosi e strani oggetti come il primo giradischi, il televisore, l’acqua Viscì che frigge nei bicchieri, il tinello di legno lucido e poi la Fiat 500, anche se sua madre continua a fare la borsanera del caffè e a lagnarsi per l’alto costo della luce.
Fra equivoci ed intuizioni, entusiasmi e delusioni, mentre nuovi oggetti si affacciano all’orizzonte per poi entrare in pianta stabile nella quotidianità della maggior parte delle famiglie, la sua voce narrante percorre il decennio con il suo gruppo di amici accompagnata dalla colonna sonora della nuova fantastica musica che impazza dalle radio e dai mangiadischi appoggiati sugli scalini dei marciapiedi e attraverso una miriade di avventure più o meno sensate sviluppa con loro il suo cammino di crescita che lo porterà a scoprire i suoi sentimenti ed i suoi interrogativi e ad assaporare, dal suo particolare punto di vista, la magia di un periodo storico che nel bene e nel male resterà unico ed irripetibile.
Marco Dardanelli, La luna nel quartiere, Baima-Ronchetti & c. Editore 2017, pagina 400, 15 euro
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