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La leggenda del “Roc d’le masche” a Vonzo di Chialamberto

CHIALAMBERTO. Nella frazione di Vonzo di Chialamberto (fino al 1831 comune autonomo), non può passare inosservato un enorme masso deformato che si innalza verso nord guardando verso Vallone della Paglia. Viene denominato dagli abitanti di Chialamberto e dei comuni limitrofi Roc d’le masche, ma anche Balma d’Vuns (Balma di Vonzo): da secoli un alone di fiabe e leggende lo circondano.

Se ci si avvicina ai piedi del grande masso è facile intuire i motivi che lo hanno associato alle masche. Si tratta di una roccia dalla presenza imponente, a forma di parallelepipedo, lungo una trentina di metri e alto una quindicina. Sul lato settentrionale, verso monte, una stretta e singolare fessura rocciosa lo separa con uno strapiombo dal pendio discendente. Sugli altri lati il masso termina a picco nei prati sottostanti. Sul lato orientale un comodo prato ospita l’accesso al sentiero. Il ripiano superiore del masso, non raggiungibile facilmente, è coperto di bassa vegetazione e erba. L’elemento più pittoresco del macigno riguarda le pareti che sviluppa su tutti e quattro i lati e sul soffitto della balma. Si possono notare tortuose e pronunciate anse, giochi di erosione che si spingono nell’interno della roccia offrendone un aspetto molto particolare e suggestivo. 

La tradizione vuole che queste naturali opere di erosione siano in realtà il segno lasciato dalle masche, che si riunivano abitualmente attorno alla pietra. Una leggenda narra che un tempo la roccia avesse le pareti lisce. Le masche, per far dispetto al diavolo, avrebbero con un sortilegio staccato dal pendio la grossa pietra, portandola a valle fino allo stretto che la Stura forma nella zona in cui sorge il ponte del diavolo, a Lanzo, dove avrebbero voluto depositarla. Qui però il diavolo, accortosi dell’affronto, avrebbe costretto le masche a riportare sulla schiena la pietra fin nel luogo di origine. Ma non con la magia con la quale avvenne il confortevole viaggio di andata, bensì con il prezzo di un duro lavoro, divenendo la pietra pesantissima! I segni che ancora oggi si notano sulle pareti sarebbero le impronte lasciate dalle schiene delle masche durante il faticoso viaggio di ritorno. Ma non è finita qui. Queste ultime tornando a monte, esauste di fatica, si resero presto conto di non riuscire a riportare l’enorme masso al suo posto. Così, curandosi di non farsi sorprendere dal diavolo, ruppero una parte della roccia, sul lato meridionale e solo nella parte inferiore della pietra, quella che appoggia a terra. Lasciarono così una cavità, che agevolò il trasporto verso il luogo originario.

Oltre al leggendario masso si può notare persino  una balma, una roccia che individua su più lati una cavità adibita a bivacco d’emergenza o, sovente, anche a cantina. La cavità è talmente grande che al suo interno è stata creata una stalla, chiudendo due lati esterni con un muro di pietra a secco. Una porta di legno, oggi divelta, consente l’ingresso nell’anfratto roccioso dal lato orientale. Anche dentro la balma, sul soffitto roccioso, è possibile osservare i corrugamenti naturali della roccia, simili a quelli che si notano sulle pareti e che tanto hanno suggestionato la fantasia delle persone.

Per andare al Roc d’le masche bisogna parcheggiare l’auto nel piazzale della borgata Vonzo.

(fotografie tratte dal sito www.turismovallidilanzo.it)

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