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La storia di due giovani venezuelani giunti a Torino per combattere la leucemia

TORINO. Dal Venezuela a Torino per combattere la leucemia. Sono le storie di Javier, 12 anni, affetto da sindrome mielodisplastica per la quale nel suo Paese non esistono cure adeguate, e Oriana, 15 anni, con una leucemia libfoblastica curata col trapianto. In cura presso la Oncoematologia dell’ospedale infantile Regina Margherita diretta dalla professoressa Franca Fagioli (in foto), sono arrivati in Italia grazie all’Associazione per il trapianto di midollo osseo (Armo).

Franca Fagioli del Regina MargheritaJavier arriva da Caracas e ha compiuto un lunghissimo viaggio per raggiungere Torino, la città che lo ospiterà per i prossimi mesi. Una scelta obbligata. Nonostante la sua giovane età, oggi si trova di fronte ad una sfida durissima: affrontare una patologia che può evolvere in leucemia se non si interviene in maniera efficace e tempestiva con le cure adeguate. Cure che nel suo Paese attualmente non sono disponibili. Appassionato di social network, Javier è il centesimo paziente in cura a Torino. Proprio grazie ai social è stato capace di usarli in maniera delicata e costruttiva, per raccontare la sua storia e la sua quotidiana lotta contro la malattia.

La quindicenne Oriana è invece la centesima trapiantata di midollo al Regina Margherita. E’ arrivata insieme alla madre per sconfiggere una leucemia linfoblastica acuta.

Sono tredici le strutture sanitarie in Italia che collaborano al progetto Atmo, tra cui la Città della Salute di Torino, uno dei primi centri italiani a offrire le sue cure ai pazienti di origine venezuelana. Il programma è gratuito per i beneficiari grazie all’impegno di tanti attori coinvolti, tra cui istituzioni locali e associazioni. Grazie a questo programma alla Città della Salute sono state curate molteplici patologie riconducibili al cancro infantile, che nel mondo colpisce ogni anno – le stime sono di Childhood Cancer International – 250 mila bambini e adolescenti. Solo 6 su 10 hanno una speranza di sopravvivere a queste patologie, prima tra tutte la leucemia: l’84% dei piccoli pazienti beneficiari del programma ha lottato contro questa malattia.

Nei Paesi del Sud del mondo, come il Venezuela, questa percentuale rischia di essere ancora più drammatica, a causa della difficoltà di accedere alle cure specialistiche – in particolar modo al trapianto di midollo osseo – soprattutto per le molte famiglie che non hanno le possibilità economiche di sostenere spese molto ingenti nelle strutture private del Paese.

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