TORINO. Dove è stato nascosto il Caval d’brôns durante la Seconda Guerra Mondiale? Come sono stati protetti i reperti del Museo Egizio e la Sindone? Perché la Mole Antonelliana si è salvata dagli attacchi dei bombardieri alleati? Com’era organizzato il sistema di difesa civile?
La mostra Salvare Torino e l’arte, ospitata sino all’1 dicembre all’interno di Palazzo Barolo (via Corte d’Appello 20C, Torino), risponde a queste e a molte altre domande attraverso immagini, filmati e oggetti d’epoca (tra cui le casse originali utilizzate per il trasporto dei preziosi beni museali) e anche fotografie attuali di alcuni rifugi antiaerei sopravvissuti con le loro “R” e l’esperienza di realtà virtuale “Torino, 12 giugno 1940”.
Ai visitatori sono illustrate le opere di salvataggio del patrimonio artistico e culturale piemontese da parte dei funzionari, direttori di musei, insegnanti e Vigili del fuoco che durante la Seconda guerra mondiale si adoperarono per preservare quante più opere e documenti possibili. Sono inoltre descritte le azioni di salvataggio della popolazione ad opera dai Vigili del Fuoco durante e dopo i numerosi bombardamenti subiti dalla città tra il 1940 e il 1945.
La mostra è ispirata all’omonimo libro pubblicato da Graphot e scritto da Elena Imarisio, Letizia Sartoris e Michele Sforza, con la prefazione di Daniele Jalla.
Sino all’1 dicembre questi gli orari di apertura della mostra il cui ingresso è gratuito: martedì e mercoledì 15 – 17.30; giovedì, venerdì 10 – 12.30 e 15 – 17.30; sabato 15 – 17.30; domenica 15 – 18.30. Chiuso il lunedì.
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