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Alla scoperta del castello di Massazza nel Biellese: appartenne agli Avogadro

Il Piemonte, si sa, è terra di castelli. Già lo aveva notato, nella seconda metà del Cinquecento, l’ambasciatore veneziano presso la corte dei Savoia che, nel 1566, scriveva: “In questo consiste la bellezza del Piemonte, che mai si cavalca tre o quattro miglia che non si trovi qualche terricciuola” con le sue mura merlate e il suo castello signorile. “Il numero delle castella che vi sono“, proseguiva il diplomatico, “è notabilissimo, e se dirò che passino i novecento non le dirò bugia”.

Parliamo oggi di uno di questi castelli, che caratterizzano, con la loro presenza turrita, il paesaggio piemontese e che colpirono così tanto, qualche secolo fa, l’ambasciatore veneziano.

Collocato su uno sperone baraggivo già frequentato e fortificato forse nel periodo celtico, poi in età romana e longobarda, il castello di Massazza nel biellese ha origini remote, ma documentabili con certezza soltanto dalla prima metà del Duecento, periodo in cui è attestata l’esistenza di una torre, coincidente con ogni probabilità con il grande mastio che domina il complesso.

Massazza
Veduta del castello dal lato ovest

Massazza appartiene alla tipologia del “castello consortile“, ossia un castello-recinto formato dall’aggregazione successiva di edifici intorno ad una torre, protetta da una cinta difensiva. L’effetto complessivo è di un insieme di fabbricati disomogenei e dalla pianta irregolare, con dimensioni e altezze diverse, in quanto costruiti in epoche differenti.

Appartenuto per secoli secolo a uno dei numerosi rami della nobile famiglia vercellese degli Avogadro, che dal 1404 si era legata ai Savoia con atto di dedizione spontanea, sulla base di un accordo-quadro stipulato con Amedeo VIII di Savoia, il complesso fortificato appare oggi sovrastato dall’alta torre quasi cieca, costruita con pietre e mattoni e provvista solo di poche strettissime feritoie. Come annota Flavio Conti nel suo “Castelli del Piemont– tomo INovara e Vercelli“, i mattoni di rinforzo degli spigoli si agganciano alle pietre formando un motivo a denti di sega, somigliante a quello che si osserva nei castelli scaligeri e, in misura minore, dell’area carrarese.

Tra gli edifici di maggior rilievo, fra quelli che compongono il complesso di Massazza, spicca la rocchetta con funzioni residenziali che mostra tratti stilistici tardo quattrocenteschi, situata nell’ala sud-est del castello, mentre è degna di nota, per l’armonia estetica, l’elegante monofora posta a lato dell’antico ingresso, caratterizzata da una raffinata decorazione in cotto, considerata tra le più belle del Piemonte.

Massazza
Veduta del castello dal lato est

Dal 1978 il castello è proprietà di Giorgio Cavallari e della moglie, che l’hanno recuperato e valorizzato promuovendone un accurato e complesso restauro. Il loro provvidenziale intervento, così come quello di tanti altri proprietari, consente anche a noi di continuare ad ammirare quella caratteristica dei nostri territori che era già stata messa in evidenza nel Cinquecento dall’ambasciatore veneziano in viaggio nel Piemonte sabaudo.

Paolo Barosso

Giornalista pubblicista, laureato in giurisprudenza, si occupa da anni di uffici stampa legati al settore culturale e all’ambito dell’enogastronomia. Collabora e ha collaborato, scrivendo di curiosità storiche e culturali legate al Piemonte, con testate e siti internet tra cui piemontenews.it, torinocuriosa.it e Il Torinese, oltre che con il mensile cartaceo “Panorami”. Sul blog kiteinnepal cura una rubrica dedicata al Piemonte che viene tradotta in lingua piemontese ed è tra i promotori del progetto piemonteis.org.

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