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Il Bucintoro, la maestosa galea veneziana che tanto piaceva a Vittorio Amedeo II di Savoia

«Ero a Venezia sul Ponte dei Sospiri; un palazzo da un lato, dall’altro una prigione; vidi il suo profilo emergere dall’acqua come al tocco della bacchetta di un mago; ille anni stendono ali nebulose intorno a me, e una gloria morente sorride sui tempi remoti, quando le terre soggette volgevano lo sguardo alle colonne di marmo del Leone alato, dove Venezia sedeva in pompa magna, in trono sulle sue cento isole», scriveva Lord Byron nel suo lungo poema intitolato «Childe Harold’s Pilgrimage», «il pellegrinaggio del giovane Aroldo». E  quasi sembra di vederla, Venezia, il capoluogo dell’omonima città metropolitana e del Veneto, da sempre considerata una delle mete più ambite del turismo italiano e internazionale, la città d’arte che si sospende sul filo delle acque e della storia. Canal Grande, Ponte di Rialto, Piazza San Marco, il Palazzo Ducale, la Torre dell’Orologio e le Gallerie dell’Accademia; Venezia è una città affascinante, un monumentale scrigno di chiese, palazzi e musei costruiti su 118 isole collegate da più di 400 ponti e divise da canali che, come strade, ogni giorno vengono attraversati da barche e pittoresche gondole.

Ecco, forse quest’ultimo elemento, le gondole, sono ciò che di Venezia, assieme ai suoi canali, si è sempre maggiormente impresso nella mente e nella fantasia di noi piccoli accaniti lettori di libri come il “Il mercante di Venezia”, di William Shakespeare, o “la morte a Venezia”, di Thomas Mann; piccole imbarcazioni che sembrano in grado di trascinarci, assieme ai loro gondolieri, nello scenario da sogno di un passato diverso quanto misterioso.

Ebbene, per non dilungarci troppo in digressioni infinite, le imbarcazioni veneziane non sono piaciute soltanto a noi, ma anche ai Savoia e, precisamente, a Vittorio Amedeo II di Savoia. E chi è mai andato in visita ai musei della Reggia di Venaria non può che non esserne stato sorpreso; nel complesso delle Scuderie, infatti, lì dove giunge a conclusione il percorso di visita della Reggia, un piccolo capolavoro: la splendida galea conosciuta come Bucintoro, termine noto ai veneziani che indicava un tempo la gondola dei dogi, fatto realizzare a Venezia da Vittorio Amedeo II fra il 1729 e il 1731. Un sogno di moda cortigiana che avrebbe dovuto simboleggiare la nuova politica marinara del regno. L’ordine – di cui alcuni testi citano la direzione di Filippo Juvarra nella costruzione dell’estetica della nave – arrivò a Torino il 4 settembre 1731, trainato a forza da alcuni animali lungo il corso del fiume Po; consegnata al Castello del Valentino, la magnifica gondola era accompagnata da una burchiella che trasportava decorazioni e armature da cerimonia.

Progettato appositamente per le parate fluviali, il Bucintoro ha presenziato in non poche cerimonie ufficiali: da un’apparizione di Re Carlo Emanuele III nel 1734 all’unione nel 1867 tra Amedeo d’Aosta con Maria Dal Pozzo della Cisterna, saranno diverse le occasioni di esposizione di questa piccola perla del tesoro sabaudo. La nave sarà poi donata da Vittorio Emanuele III alla Città di Torino nel 1869, destinata a mettere l’ancora al Museo Civico nel 1873. Ormai, è l’unica imbarcazione veneziana del Settecento ancora esistente.

La peota dei Savoia, la nave dei Re, la barca sublime; oggi, a guardarlo su quella plastica acqua su cui sembra in procinto di partire per chissà quale viaggio, allestimento di Gianfranco Gritella e Stefania Giulioammirando, non possiamo che fantasticare di quando, non troppo temo fa, una gondola solcava il Po, guidata dai re.

Mirco Spadaro

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