Lingua & tradizioni piemontesi

Il boia: “un tipo da pijé con le mòle”, ovvero un soggetto da prendersi con le pinze

Le frasi idiomatiche piemontesi: un patrimonio linguistico da non perdere

Nella lingua piemontese, le mòle sono le pinze da caminetto: un attrezzo indispensabile per sistemare o spostare i tizzoni ardenti e i ceppi sugli alari (i cosiddetti brandé). Esse evitano il contatto diretto con i pezzi di legno o di carbone incandescenti e ci risparmiano da una dolorosa bruciatura.

Quando però si usa l’espressione: “chiel-lì a l’é un da pijé con le mòle”, facciamo evidentemente ricorso a una metafora. Vogliamo cioè mettere in guardia qualcuno invitandolo a rivolgersi con cautela, tatto, avvedutezza e diplomazia, con chi ha un carattere piuttosto difficile o irascibile, e non si sa mai dove possa andare a parare: il classico tipo “da prendere con le molle”.  Anche se poi magari tutto ciò non basta a prevenire una reazione sgarbata da parte del personaggio in questione, dotato di un pessimo carattere.

Sembra che l’espressione sia nata qualche secolo fa, quando si eseguivano sui patiboli le sentenze di morte. Com’è noto, erano i boia a condurre i condannati al capestro e a praticare, di fatto, la pena capitale. I boia erano personaggi sinistri, dai quali era opportuno tenersi a debita distanza, anche quando, nel tempo libero, si dedicavano alle loro faccende personali. Per loro erano sempre tempi duri e la gente – quando li incontrava per strada – se ne allontanava prontamente cambiando marciapiede e facendo gli scongiuri. Se entravano nei negozi, ad esempio in una panetteria, il pane veniva loro consegnato voltato al contrario, in segno di scaramanzia.

Vari tipi di “mole”, ovvero pinze da caminetto

E un certo rituale apotropaico era seguito anche quando i boia dovevano riscuotere la paga per il servizio reso allo Stato. Ad essi era riconosciuto un “fisso” annuale, da corrispondersi in dodici mensilità, più un premio diciamo così, “di produzione”, proporzionale al numero delle esecuzioni praticate, dietro presentazione di un rendiconto redatto in forma di specifica istanza, analiticamente documentata con tutte le date e i nomi dei giustiziati. Il responsabile della Corte Criminale firmava con le mani guantate l’ordinanza di pagamento, poi gettava a terra il documento; un usciere lo raccoglieva con le molle e lo porgeva al boia.

Il boia: il classico soggetto da prendersi con le molle, cioè da pijé con le mòle. Lo sarebbe sicuramente anche al giorno d’oggi se mai questa sinistra figura dovesse – Iddio ci scampi e liberi – ricomparire. E tanto per essere in tema, facciamo gli scongiuri.

Ma se patiboli e boia sono fortunatamente scomparsi almeno dagli scenari dei paesi più evoluti, il loro ricordo è rimasto ben vivo nelle parlate locali. A parte il Boia chi molla!, slogan di mussoliniana memoria, citiamo ad esempio una delle più diffuse e bonarie interezioni dei bolognesi: Bòja d’un månnd lèder! Tra le espressioni in lingua piemontese ricordiamo ancora il classicissimo Bòja fàuss! Oppure la frase, bellissima, “Fé ‘l bòja e l’impicà”, che calza a pennello per chi è egocentrico per indole o per necessità.

Tribolium confusm delle farine (bòja panatera)

Poi ci sono pure le bòje, come le bòje panatere, che però non sono le mogli dei boia, ma – almeno da noi in Piemonte – sono degli insetti. Ma qui sconfiniamo in un altro argomento.  Degli scarafaggi magari parleremo in un’altra occasione.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio