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Il 1° marzo riapre nel castello di Cisterna d’Asti il Museo “Arti e Mestieri di un tempo”

CISTERNA D’ASTI. Sabato 1° marzo riaprirà al pubblico, all’interno del castello di Cisterna d’Asti, il Museo “Arti e Mestieri di un Tempo” che espone dal 1980 una delle più complete e importanti collezioni etnografiche del Piemonte.

Arroccato su un poggio tra il Roero e l’Astesana, nella zona che oggi si identifica come “Colline Alfieri”, il paese di Cisterna d’Asti appare dominato dalla mole turrita del castello che risale, nel suo nucleo più antico, al XIII secolo, quando titolari del feudo erano i signori di Gorzano, che avevano tentato, vanamente, di sottrarsi all’egemonia astigiana. I de’ Gorzano subirono dagli Astigiani, come rappresaglia, la distruzione del villaggio di Tuerdo, con deportazione degli abitanti in Asti, e lo smantellamento del castello di famiglia a Gorzano (Renato Bordone, 1976).

Alla fine del Seicento, come spesso accadeva in Piemonte, la fortezza medievale venne trasformata in residenza signorile di campagna, con lavori di aggiornamento stilistico degli interni e di ammodernamento della struttura che fecero perdere all’edificio la tipica connotazione difensiva medievale, lasciando sopravvivere della veste architettonica originaria la slanciata torre, che si richiama a tipologie astigiane con la terminazione in quattro giri di dentelli (invece dei consueti tre), e i possenti muraglioni su cui poggia il fabbricato.

Sull’arco della porta d’ingresso, lo stemma araldico con l’arme di papa Innocenzo XII ci ricorda le peculiari vicende storiche di Cisterna e del suo territorio, rimarcando il plurisecolare legame del paese con i vescovi astigiani e con l’autorità pontificia. Infatti, con il nome di “Terre di Chiesa” si designava, fino alla seconda metà del Settecento, un gruppo di feudi ecclesiastici dislocati sulle colline tra Asti e Alba che erano rimasti soggetti all’alta signoria pontificia. Tra questi, vi era Cisterna, che nel 1670 insieme con la località di Belriguardo (dove sussisteva un castello, poi scomparso) acquisì la dignità di principato, con privilegio eminente di battere moneta (riconosciuto nel 1673), grazie a una breve di papa Clemente X.

I possenti bastioni e la torre-porta che dà l’accesso al recinto del castello – ph Alberto Chinaglia.

Nel 1650 la proprietà del castello passò all’illustre famiglia Dal Pozzo, di origine biellese, che vantava tra i suoi esponenti Cassiano Dal Pozzo senior, giureconsulto e consigliere dei duchi di Savoia, dal 1560 primo presidente del Senato di Piemonte, e Cassiano dal Pozzo junior, nato a Torino nel 1588, viaggiatore e collezionista d’arte al servizio del cardinale Barberini. I Dal Pozzo divennero, quindi, dal 1670 principi della Cisterna e l’ultima loro discendente, la principessa Maria Vittoria, si unì in matrimonio con Amedeo Ferdinando primo duca di Savoia-Aosta, condividendo con lui, dal 1870 al 1873, la responsabilità e l’onore di reggere il trono di Spagna come regina consorte (il marito fu re di Spagna come Amedeo I).

Donato nel 1912 al comune di Cisterna d’Asti, il castello viene adibito nel 1980, dopo vent’anni di abbandono, a sede del “Museo Arti e Mestieri di un tempo”, creato e gestito nel tempo grazie all’iniziativa e all’impegno di un gruppo di volontari, riuniti nella Pro Loco di Cisterna e nell’Associazione legata al Museo.

All’interno di 23 stanze, distribuite sui tre piani del castello, sono illustrate 27 botteghe, attraverso l’esposizione di migliaia di utensili e di elementi d’arredo che costuiscono una preziosa testimonianza della cultura artigiana e contadina del Piemonte, specialmente di quello collinare, tra Seicento e Novecento.

Paolo Barosso

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