CuriositàΩ Primo Piano

Grande Torino: con il nostro inviato Sergio Donna 75 anni di leggenda a Lisbona

Una visita allo Stadio da Luz, al Museo del Benfica e alla Mostra temporanea dedicata agli Invincibili

Dal nostro inviato speciale in Portogallo

LISBONA. Entrare nello Stadio del Benfica è come entrare in una maestosa Cattedrale. E non è un caso se i tifosi di questa gloriosa squadra lo chiamano proprio “A Catedral”. Ma gli epiteti di questo monumentale stadio non finiscono qui. È anche chiamato, in modo più formale e altisonante, “Estádio do Sport Lisboa e Benfica”, ma dai più è conosciuto come Estádio da Luz (Stadio della Luce). L’imponente impianto sportivo appare infatti come un gioco di trasparenze e di raggi solari che filtrano dal tetto in policarbonato e illuminano la struttura.

Questo Stadio è sicuramente il più noto e il più capiente del Portogallo. Nel suo attuale aspetto, fu progettato dall’architetto Damon Lavelle ed è stato inaugurato nel 2003. È capace di accogliere oltre 65 mila persone. Nell’area attigua allo Stadio sono presenti anche una piscina coperta, un ristorante panoramico ed un Centro Commerciale con numerosi negozi e il Megastore del Benfica.

Lo Stadio accoglie inoltre un autentico gioiello da non perdere: il Museo del Benfica, dedicato al leggendario calciatore Cosme Damião.

La “Cattedrale” si trova a circa 7 chilometri dal centro storico di Lisbona. Io ci sono arrivato con la Linea blu della Metropolitana, che ferma a trecento metri dall’entrata principale, che si affaccia sulla Avenida Eusébio da Silva Ferreira.  In testa indossavo il berretto del Toro. Avevo prenotato una visita allo Stadio, abbinata a quella del Museo, che dal 14 Ottobre 2024, e fino al 4 Maggio 2025 ospita una Mostra temporanea dedicata al Grande Torino: 75 anni di Leggenda. Alla reception, dove si effettua il check in, hanno subito notato il mio cappellino granata, e con un solare sorriso, la hostess mi ha subito regalato un inaspettato – ma estremamente emozionante – “Forza Toro!”. E anche la guida, una bella ragazza bionda, dal fluido inglese, mi ha subito identificato come tifoso granata, ed ha preteso di essere fotografata accanto a me con il suo smartophone perché – mi spiegava – suo padre è un grande simpatizzante del Torino e gli avrebbe mostrato con orgoglio la foto.

La Mostra dedicata alla squadra di Valentino Mazzola è stata promossa dal Ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Lisbona. È curata da Luis Lapão e Andrea Ragusa ed è nata da una fruttuosa e solida collaborazione tra il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata e il prestigioso Museu Benfica Cosme Damião, alla luce di un consolidato rapporto amichevole tra il Torino FC e il Benfica, un rapporto che dopo la tragedia di Superga si è consolidato e resta vivo e tenace da 75 anni.

È questa la prima volta che numerosi e spesso inediti cimeli legati alla storia della leggendaria squadra del Grande Torino sono esposti al di fuori dell’Italia.

Il legame di simpatia e gemellaggio tra Benfica e Torino, in realtà era già esistente prima della tragedia di Superga, ma si è rafforzato nel tempo, dopo quell’ultima fatale partita amichevole giocata a Lisbona, organizzata in onore del capitano della nazionale portoghese Francisco Ferreira, in procinto di chiudere la carriera, e amico di capitan Valentino.

Una Mostra temporanea estremamente interessante che non vuole solo rispolverare pagine gloriose di una esaltante squadra di calcio, ma vuole soprattutto evidenziare gli autentici valori dello sport che quella squadra rappresentava: lealtà, fair play, amicizia, simpatia, solidarietà e resilienza.

Percorrere i piani del Museo, collegati tra loro da una scala elicoidale, significa rileggere la storia dell’umanità, non solo del calcio, a partire dal 1904, data di fondazione del Club lusitano. Per ogni anno, un pannello verticale ricorda gli eventi che hanno caratterizzato il percorso umano di questi ultimi 125 anni, tra fotografie d’epoca e documenti rari. Ma ciò che colpisce di più, tra le luci volutamente soffuse delle bacheche del Museo per mettere in risalto i cimeli e i ricordi, sono la mole infinita di trofei, di coppe, di medaglie, di targhe, di gagliardetti conquistati da uno dei Club più vincenti al mondo.

Salendo la rampa, dulcis in fundo, giungo finalmente alla Sala dedicata al Grande Torino, ed un groppo alla gola mi prende e mi sorprende. Assisto al filmato dedicato agli Invincibili, mi soffermo nelle teche a contemplare oggetti, cimeli, cartoline, libretti di viaggio, le copertine dei quotidiani e delle riviste di ogni parte del mondo con i titoli della tragedia di Superga, la gigantografia con la foto della folla sgomenta di lusitani assiepati davanti all’Ambasciata d’Italia, e quella con i resti dell’aereo caduto a Superga, e quel groppo in gola si trasforma in un pianto silenzioso che a fatica trattengo.

Poi mi sposto davanti al pannello luminoso che riporta la nota poesia Mè Grand Turin di Giovanni Arpino, in Lingua piemontese (a lato c’è la traduzione in portoghese e in inglese): non posso fare a meno di declamarla ad alta voce, tra lo stupore dei presenti, che condividono e vivono la mia stessa commozione: Ross come ‘l sangh, fòrt come ‘l Barbera…

Poi il cordialissimo responsabile di Sala, che indossa una casacca del Benfica, per smorzare la mia palese emozione, prova ad attivare l’inno della Curva Maratona: Io questa maglia sognavo da bambino, quando giocavo ancora col trenino… Mio padre andava sempre al Comunale: c’era il Torino, Torino da sognare… ed io non posso fare a meno di abbracciarlo fraternamente.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino", "Statue di Torino" e "Ponti di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio