“Fly Away”, arriva il primo singolo della band torinese The Why Not

Il gruppo lancia il primo inedito tratto da un album a cui stava lavorando prima del blocco totale imposto dalla pandemia. Un inno alla libertà diventato di grande attualità, da oggi disponibile sulle maggiori piattaforme digitali

TORINO. “Quando abbiamo composto ‘Fly Away’, il nostro primo singolo, non sapevamo ancora che il testo avrebbe potuto assumere il significato profondo di questi mesi di isolamento a cui la pandemia ha costretto il mondo. È il grido di dolore un uomo – o una donna, non importa – che decide di dire addio ad una vita sempre uguale per tornare ‘a respirare’, dedicando a se stesso il resto della sua esistenza”. Anche la band torinese The Why Not, come tutti, ha dovuto bruscamente interrompere le registrazioni in studio del loro primo album: per un caso, l’unico brano concluso fino a quel momento era proprio “Fly Away”, in singolo che da sabato 2 maggio sarà disponibile su oltre 100 piattaforme e store musicali in tutto il mondo, accompagnato da un videoclip pubblicato sulla pagina ufficiale della band.

I The Why Not sono nati cinque anni fa, quando per una serie di combinazioni e incroci del destino si incontrano scoprendo che ognuno di loro aveva un passato musicale e soprattutto una grande passione rimasta intatta. Questo, per cominciare, spiega il nome che hanno scelto per la loro band: Why Not, in italiano perché no, nient’altro che la risposta entusiasta quando qualcuno quella sera ha proposto, “e se ci trovassimo per suonare un po’?”.

Con qualche cambio, sostituzione e assestamento inevitabile e fisiologico, da anni la formazione si è assestata: Renato Bernardi e Nadia Olivero, le due voci soliste (fra l’altro marito e moglie), Marco Bernardi alla chitarra solista, Bruno Pregno pianoforte e tastiere, Luigi Filippone al basso e Germano Longo alla batteria.

Il loro inizio è stato uguale a quello di tante band: un repertorio da mettere insieme per pensare a qualche spettacolo. Poi la prima intuizione: invece di ammucchiare brani a casaccio o trasformarsi – come tanti – in tribute o cover band di qualche artista famoso, perché non inventare qualcosa che non c’è? Il risultato si chiama “Back in Time”, lo spettacolo su cui lavorano da più di quattro anni, affinandolo e arricchendolo ad ogni nuova stagione: una sorta di macchina del tempo in cui su un grosso schermo alle spalle della band scorrono centinaia di immagini e filmati dagli anni Sessanta ad oggi. Due ore di spettacolo in cui le uniche pause sono dei brevi inseriti video che sottolineano i vari decenni, mentre la band esegue dal vivo alcuni dei maggiori successi delle stesse decadi, amplificando l’effetto “amarcord” delle immagini sullo schermo. Back in Time è stato ospitato un po’ ovunque, ma soprattutto su palchi estivi e teatri, per una semplice questione di ingombro: fra schermo, attrezzature, luci, proiettori, effetti scenici e strumenti, suonare nei locali sperando di replicare le stesse atmosfere è quasi impossibile.

A tutto questo mancava all’appello soltanto un passaggio, tappa obbligata quando in una band si crea l’alchimia giusta: pensare a brani propri. “Fly Away”, il primo singolo, è quello che loro stessi definiscono “un esperimento riuscito”, tanto da convincerli che c’era terreno fertile a sufficienza per incidere un album completo. Il brano, registrato da Alex Giordano ai “Jumbo Studio” di Givoletto, è cantato alternando le voci soliste maschile e femminile, con alcune parti corali a cinque voci, una delle caratteristiche della band molto apprezzata durante le esibizioni live. Verso la parte finale del brano, anche un breve inciso parlato.

E poi? “E poi staremo a vedere – rispondono loro – in fondo tutta la vita è disseminata di occasioni in cui val la pena chiedersi: perché no?”.

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