È uscito l’Insultario Piemontese-Italiano: in formato tascabile, è curato da Paulin Siròt
Centottantadue pagine fitte e compatte, nel maneggevole formato 16×10, ne fanno un comodo manualetto sempre a portata di tasca. Sono passati i tempi in cui ognuno girava con il borsello a tracolla, ma se questo accessorio tanto in voga negli anni Ottanta del Novecento fosse ancora ëd mòda, sarebbe il contenitore ideale per portarselo in giro, e averlo sempre a portata di mano. Ma vanno benissimo anche le tasche dei pantaloni, o le borsette delle madamin.
Sì perchè l’Insultario Piemontese-Italiano, così carino nell’estetica e con una copertina che mette appetito (da sotto il titolo spunta e pende infatti un grappolo di allettanti salami) è come un documento d’identità, una bandiera (o meglio, un drapò) di appartenenza, un simbolo di condivisione di una lingua e di una cultura.
Io che ho scritto decine di articoli su Piemonte Top News dedicati ai modi di dire, alle precipue locuzioni verbali, agli epiteti e anche agli insulti (di vari registri di causticità) in Lingua piemontese, molti dei quali sono confluiti nel libro “Parlé piemontèis | Motti, Detti, Modi di dire & Curiosità della Lingua subalpina”, e che di questa materia un po’ me ne intendo, devo dire che l’opera di Paulin Siròt è davvero esaustiva, e persino carismatica. Un libro così, davvero ci voleva.
È più di un Insultario: nella sua tattile maneggevolezza, esso si rivela anche un pratico vocabolario etimologico di estrema semplicità, ed un prezioso dizionario di ormai quasi dimenticate espressioni gergali della mala torinese, quella che gravitava attorno a Porta Palass. Ma sono gli insulti piemontesi ad affascinare di più: velati da geniali metafore, essi si rivelano estremamente pungenti, ma rivestiti del proverbiale garbo subalpino, che anche quando diventa “sgarbo” mai trascende i confini della volgarità. Una delle qualità peculiari dei Piemontesi che ancora si esprimono nella lingua dei loro antenati è infatti quella di saper insultare con stile.
Da balengo (agg., strambo, bizzarro, stupido, cretino, stolto) a fafioché (s.m., contaballe, persona vuota, insipiente), a parpagnaco (agg., tànghero) e così via… le opportunità di insultare in piemontese sono decine, o meglio centinaia: una più fantasiosa e pittoresca dell’altra.
Per scoprirle tutte, non lasciatevi sfuggire questa piccola-grande perla editoriale.
L’Insultario Piemontese-Italiano | Insulti, parolacce, imprecazioni, modi di dire poco gentili e vilipendi vari, costa appena 7,90 euro, Editoriale Programma, Treviso, Dicembre 2024.
Sergio Donna