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E’ un Toro con il “braccino”

TORINO. “Costantemente nel braccio di ogni tennista si combatte una ferocissima battaglia fra due forze contrapposte: quella dell’Io inconsapevole, che cerca di tirare il colpo a tutta forza, e quella dell’Io consapevole, che usa una parte delle fibre muscolari del braccio per rallentare il gesto, nella vana speranza di riassumerne il controllo.” Questo che ho appena citato è un passo del libro della ex campionessa di tennis Sara Errani “Excalibur” che ci fa capire come un incontro non si giochi solamente contro il nostro avversario ma soprattutto contro noi stessi. Voi direte cosa centra in tutto questo il Toro che perde in casa contro il Lecce? Anche se solo alla terza giornata di campionato la gara casalinga contro la formazione allenata da Liverani poteva rappresentare una vera e propria svolta per la stagione granata. Vincere significava restare in vetta alla classifica insieme all’Inter, acquisire il rispetto delle avversarie e per la prima volta dopo decenni poter guardare dall’alto i cugini bianconeri. Arriva il lunedì e scendi in campo contro l’ultima in classifica, sei il Toro, sei a punteggio pieno e sei favorito.

La pressione è alle stelle e di certo non ti aiuta Mazzarri che schiera in campo una formazione zeppa di centrocampisti. Poi il Lecce segna e la “sindrome del braccino” ti assale sempre più. Sai di essere più forte, ma le gambe non rispondono ai comandi. Pareggi e credi che il “braccino” sia passato ma non è cosi. Subisci un altro goal e torni a casa con una sconfitta pesante per te, per la classifica e per il malumore dei tuoi tifosi. Una occasione persa di cambiare il trend e la nomea di “squadra da metà classifica”. Il “braccino” assale tutti i grandi campioni in tutti gli sport, essi però si salvano grazie ad un fattore: la mentalità vincente. Mentalità che se non possiedi nel dna difficilmente potrai acquisire se non vincendo tanto (non il caso del Toro di oggi), abituandoti quindi a tante situazioni di stress, o avendo un allenatore che sappia trasmetterla giorno dopo giorno in allenamento. Un tecnico che in 20 anni di carriera ha vinto 1 coppa Italia nel 2012 con Il Napoli può trasmettere la mentalità vincente ad un gruppo di giocatori che, tolti un paio di essi, ha zero esperienze? Questo non vuole essere un “j’accuse” all’attuale tecnico granata ma credo sia una domanda che ragionevolmente ci si debba porre.

Sappiamo perfettamente che Conte e Ancelotti (due maestri di mentalità vincente sia da giocatori che da allenatori) non verranno mai al Toro ma se si vuole fare il salto di qualità ed uscire dalla mediocrità degli ultimi anni si deve puntare ad un tecnico preparato e soprattutto vincente. Il gruppo è interessante e di certo migliore di quello della passata stagione e potremmo quindi ambire a risultati prestigiosi. Mi piacerebbe vedere alla guida del Toro un tecnico con le capacità di Ancelotti e la grinta di Mihajlovic perché se no tra 20 anni saremo sempre qui a parlare di una squadra da metà classifica, che è però riuscita a rivincere un derby, ma che per colpa di quel maledetto “braccino” continuerà a vivere nell’anonimato.

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