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Due mostre fotografiche da non perdere dedicate a Henri Cartier-Bresson e Riccardo Moncalvo

TORINO. Dopo le mostre dedicate a due grandi maestri della fotografia Tina Modotti e Mimmo Jodice, da oggi, venerdì 14 febbraio, Camera (Centro Italiano per la Fotografia) inaugura il programma espositivo 2025 dando spazio alle immagini di Henri Cartier-Bresson e Riccardo Moncalvo.

Curata da Clément Chéroux e Walter Guadagnini, la mostra intitolata Henri Cartier-Bresson e l’Italia propone 160 immagini che si focalizzano su alcuni periodi centrali della carriera del fotoreporter a partire dagli anni Trenta: è proprio nel corso di questo primo viaggio che il fotografo, ancora giovanissimo, acquisisce nuove consapevolezze sulla sua carriera e definisce la cifra stilistica che lo renderà riconoscibile in tutto il mondo. un racconto dedicato al legame tra il fotografo francese e l’Italia, uno dei Paesi da lui più frequentati e amati. La mostra è scandita cronologicamente dai viaggi del fotografo attraverso il territorio, da Nord a Sud, dall’effervescenza e profondità che il paesaggio, soprattutto umano, del nostro Paese è stato in grado di trasmettergli, e dalla ricchezza delle testimonianze documentali capaci di raccontare, tra giornali, riviste e libri, le tappe del rapporto del Maestro con l’Italia.

Riccardo Moncalvo, Miracolo al monte, 1938. Archivio Riccardo Moncalvo

L’altra l’esposizione ospitata in via delle Rosine a Torino è Riccardo Moncalvo. Fotografie 1932-1990, a cura di Barbara Bergaglio. L’importante fotografo torinese (Torino, 1915 – 2008) inizia ad approcciarsi al mezzo fotografico ad appena 13 anni, seguendo le orme del padre. Moncalvo lavora sin da subito a fianco di istituzioni come il Museo Egizio e l’Armeria Reale, ma anche di realtà industriali come Fiat, Pininfarina e Recchi. Si tratta di attività commissionate, che permettono di instaurare un forte legame col territorio rendendolo testimone di cambiamenti urbani e sociali. Il fotografo torinese sviluppa così un linguaggio autonomo con una particolare sensibilità per la modernità, che lo porta negli scatti tra fine anni Trenta e fine anni Quaranta ad accostarsi al linguaggio della Nuova Visione. 

A questa attività Moncalvo affianca quella della ritrattistica, che lo vede immortalare momenti privati e pubblici di tante famiglie torinesi dell’aristocrazia e della grande borghesia. Il riconoscimento internazionale arriva negli anni Cinquanta, quando viene selezionato dall’Agfa-Gevaert per apprendere il nuovo metodo di stampa a colori: da lì seguirà l’adozione delle pellicole negativo-positivo della Ferraniacolor arrivando nel 1958 a essere il primo in Italia autorizzato da Kodak all’uso delle sue pellicole.  La mostra di Camera raccoglie 50 stampe vintage, in bianco e nero e a colori, provenienti dall’Archivio Riccardo Moncalvo e altri materiali originali provenienti da collezioni private, che ripercorrono quasi 60 anni di carriera.

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