Chi era don Leonardo Murialdo, il santo sociale degli Artigianelli
Portò avanti la lotta contro lo sfruttamento del lavoro giovanile intrapresa da don Cocchi e don Bosco: a lui si deve la creazione della prima “Casa Famiglia”
C’è una lapide in marmo, a Torino, murata sulla facciata di un palazzo di Via Garibaldi, al civico 31. È dedicata a don Leonardo Murialdo ed è stata posata nel 1970, anno in cui Paolo VI ha canonizzato questo grande sacerdote torinese.
Vediamo allora di scoprire meglio chi era questo santo sociale, scorrendo una sua pur sintetica biografia. Il Murialdo è stato un prete di periferia, o se preferiamo, un prete di strada, che ha speso la sua vita per aiutare i ragazzi più poveri ed avviarli all’attività lavorativa, fornendo loro un’adeguata istruzione professionale e un costante supporto piscologico e religioso.
Don Leonardo Murialdo nacque a Torino il 26 Ottobre 1828, proprio in questo edificio di Via Garibaldi, da una famiglia borghese. Formatosi presso i Padri Scolopi di Savona e alla Regia Università di Torino, si laurea in Teologia. Nel 1851 viene ordinato sacerdote. Nel 1857 don Bosco gli affida l’Oratorio di San Luigi, nei pressi di Porta Nuova, dove per molti anni don Murialdo si dedica all’assistenza spirituale dei ragazzi, ed entra in contatto con la dura realtà sociale di molti di essi, e dell’indigenza di tante famiglie torinesi. Nel 1867 fonda la Confraternita laicale di San Giuseppe che si propone di aiutare i ragazzi poveri e abbandonati.
Nel 1866 venne nominato Rettore del Collegio Artigianelli, carica che ricoprì incessantemente fino al 1900, anno della sua morte. Il Collegio degli Artigianelli, fondato da don Giovanni Cocchi (lo abbiamo ricordato su questo quotidiano on line in un precedente articolo, consultabile cliccando qui) si proponeva di accogliere, assistere, educare cristianamente e formare al lavoro i ragazzi abbandonati o indigenti.
Il Collegio consentiva agli interni di frequentare l’intero corso di studi elementari (a quei tempi il percorso educativo della scuola di base era articolato in quattro classi elementari, salite a cinque nel 1890, più un corso complementare di instradamento alle Scuole superiori). Verso i dodici anni, i ragazzi potevano accedere ai laboratori: il tirocinio durava fino ai diciannove anni. Il Murialdo cercò di formare i suoi allievi sia sotto l’aspetto morale che sotto il profilo culturale e tecnico. Più tardi don Murialdo istituì anche corsi d’indirizzo alle attività artistiche: la Scuola di Pittura, in particolare, per l’autorevolezza delle tecniche d’insegnamento, diretta per lunghi anni da Enrico Reffo, godette di grande prestigio. Don Murialdo seppe dare un brillante abbrivio allo sviluppo del prestigioso Collegio; il taglio dell’insegnamento degli Artigianelli, al tempo stesso scrupoloso e amorevole, continuò nel tempo anche dopo di lui ad opera dei suoi successori, aggiornandosi e adeguandosi continuamente alle contingenti esigenze tecniche e scientifiche del mondo del lavoro. Nel dopoguerra furono istituiti corsi d’Avviamento al lavoro e una Scuola Tecnica. Negli anni Sessanta fu inaugurata la Scuola Media e la Scuola professionale per meccanici ed elettricisti. Nel 1976, prese il via l’Istituto Tecnico Industriale con specializzazione in elettrotecnica, a cui nel 1986 si aggiunse la specializzazione in elettronica. Un altro settore del Collegio è quello del Convitto, che ospita anche studenti universitari.
Per concludere, don Murialdo è stato un educatore di grande spessore, che credeva nell’importanza di una formazione professionale scrupolosa, essenziale per l’instradamento al lavoro di tante generazioni di ragazzi, ai quali amava ripetere che “un mestiere è come una cascina su cui non grandina mai”.
Imparare bene un mestiere, esercitare con competenza attività artigiane e professionali, avrebbe potuto garantire a quei giovani un futuro dignitoso. Don Murialdo era convito di ciò e, insieme a don Bosco e ad altri sacerdoti dell’Ottocento, fu tra i primi a sentire l’esigenza di costruire Scuole di formazione professionale, e di tessere una rete di servizi sociali per i ragazzi e le loro famiglie. Il Murialdo si batté energicamente anche contro la piaga del lavoro minorile. Istituì inoltre alcuni Pensionati per accogliere i giovani che, terminati gli studi, si apprestavano ad inserirsi nel mondo del lavoro, ma non potevano permettersi di affittare neppure un piccolo e modesto appartamento: Murialdo è stato il primo a fondare una Casa famiglia in Italia.
Oggigiorno l’Artigianelli non è più un Collegio internato, ma continua a essere una Scuola professionale di alto profilo. Resta inoltre un punto di riferimento per il recupero della carriera scolastica di quei ragazzi che, per gravi problemi sociali e familiari, avevano abbandonato gli studi prima di aver concluso il percorso della Scuola dell’obbligo (spesso affidati all’Istituto dai Servizi sociali o dal Tribunale di Torino): giovani con storie, condizioni sociali e culturali non molto diverse da quelle dei ragazzi che la carità di Leonardo Murialdo strappava alla strada e a una vita destinata quasi certamente alla precarietà o alla criminalità.
Il Collegio degli Artigianelli rappresenta ancor oggi una risorsa educativa di primo piano del territorio per la formazione professionale e l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, sulla scia dell’operato del suo fondatore Luigi Cocchi e di san Leonardo Murialdo.
Sergio Donna