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Dal Politecnico di Torino, il progetto di un dispositivo che cambierà la tecnologia del domani

TORINO. «Una delle pietre miliari per lo sviluppo delle reti di comunicazione globale e per il miglioramento delle intelligenze artificiali, la capacità del cervello umano di riprodurre artificialmente i sistemi di elaborazione dei segnali è una delle principali sfide della tecnologia d’informazione moderna». Così scrivono sulla rivista Nature Communications Carlo Ricciardi e Gianluca Milani, docente e dottorando per il Dipartimento di scienza applicata e tecnologia del Politecnico di Torino, la struttura di riferimento dell’Ateneo per lo studio dei fondamenti della materia e dell’energia, la loro trasformazione e le relative applicazioni ingegneristiche.

Riproduzione computerizzata di una sinapsi

Nell’epoca dello sviluppo dell’Internet of Things e dell’informatica ecologicamente sostenibile (La Green Computing), le nuove sfide che l’innovazione si pone ogni giorno entrano però in contatto con un limitato progresso della nano-elettronica. Teorizzato sulla base della teoria del memristore di Leon Chua (visiting professor al Politecnico di Torino), innovativo composto in grado di “ricordare” il proprio stato elettronico anche in assenza di corrente elettrica e, quindi, di permettere la processazione di enormi quantità di dati in tempi estremamente brevi, Nanowire memristor, il nuovo progetto dei due scienziati torinesi, si pone proprio l’obiettivo di “andare oltre”: la creazione di un nanofilo cristallino, migliaia di volte più sottile di un capello, in grado non solo di miniaturizzare i dispositivi del futuro, massimizzandone le prestazioni, ma anche di aprirci la strada alla comprensione e ricreazione di quei complessi meccanismi che gestiscono il corretto funzionamento del nostro cervello.

In quello che sembra un racconto di fantascienza, la ricerca torinese, intitolata “Self-limited single nanowire systems combining all-in-one memristive and neuromorphic functionalities”, punta alla simulazione elettronica dei complessi legami tra le sinapsi, descritta dagli autori del progetto come una possibile “soluzione” per la realizzazione di dispositivi hardware ispirati al funzionamento del nostro cervello.

«Il nanowire memristor rappresenta un sistema modello per lo studio dei fenomeni fisici ed elettrochimici che alla nanoscala governano le sinapsi biologiche. Il lavoro è il frutto della collaborazione tra il nostro gruppo di ricerca e l’Università RWTH di Aquisgrana in Germania, supportato da INRiM, l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica, e IIT, l’Istituto Italiano di Tecnologia» ha dichiarato Carlo Ricciardi.

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Redazione

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