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Amaretti di Mombaruzzo, figli d’una storia d’amore del Settecento

MOMBARUZZO. La loro fragranza e il loro sapore li hanno fatti diventare celebri in tutto il mondo. Di quale leccornia stiamo parlando? Degli Amaretti di Mombaruzzo, da sempre prodotti artigianalmente nel rispetto dell’antica ricetta tradizionale nel piccolo comune immerso nel verde e situato nella zona più orientale della provincia astigiana.

Secondo alcuni storici i prelibati amaretti videro per la prima volta la luce grazie ad un economo di casa Savoia nel corso del XVIII secolo. Il suo nome era Francesco Moriondo e si narra che all’epoca dello svolgimento delle sue mansioni a corte, si innamorò di una giovane di origine siciliana, anch’ella di servizio presso la Casa reale come pasticcera. La specialità della fanciulla era un dolce a base di mandorle del quale portò la ricetta a Mombaruzzo quando la coppia, lasciata Casa Savoia, si stabilì nel paese aprendo un piccolo laboratorio di pasticceria. Qui i biscotti alla mandorla vennero perfezionati e la loro ricetta si arricchì dell’aggiunta delle armelline che donavano una piacevole nota amarognola al prodotto. A battezzarli amaretti furono gli stessi abitanti del paese, che assaggiando la prelibatezza appena sfornata ripeteva in corso: «Oh, i son bon… ma i son un pòc amaret» (Oh, sono buoni… ma sono un po’ amaretti).

La leccornia mombaruzzese ben presto attirò l’attenzione di altri pasticceri che iniziarono a loro volta a produrli trasformandoli in una vera tipicità locale. Da diversi anni l’Amaretto di Mombaruzzo è stato inserito nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT): il suo impasto, che non prevede l’utilizzo di farina, è realizzato con soli albumi, mandorle, zucchero ed armelline che si estraggono dai noccioli delle albicocche e che, come detto, permettono di ottenere quel piacevole sentore amaro che contraddistingue la ricetta. Grazie all’assenza di farina nella ricetta, possono essere consumati anche da chi soffre di intolleranze al frumento. Il loro sapore dolce-amaro consente gli abbinamenti più svariati, sposandosi bene con l’inebriante gusto dei vini e delle grappe di questa zona della regione.

La preparazione prevede che le mandorle e le armelline vengano passate nella raffinatrice per poi essere trasferite nell’impastatrice ed essere unite allo zucchero e all’albume fresco. L’impasto viene lavorato rigorosamente manualmente e modellato con la classica forma degli amaretti. I biscotti vengono, quindi, posti sulle teglie, cotti in forno e, una volta raffreddati, confezionati singolarmente all’interno delle tipiche cartine che ne preservano la morbidezza.

Oggi ricetta e dosaggi sono custoditi gelosamente a Mombaruzzo, a partire dai titolari della storica Pasticceria di Moriondo Carlo, fondata dal figlio di Francesco e della sua compagna e la cui eredità è stata raccolta dagli eredi Virginio e Carlo. La prova del successo di questi biscotti nel corso del tempo sono i numerosi riconoscimenti ottenuti durante prestigiose manifestazioni gastronomiche, a partire dalla medaglia d’oro conseguita alle esposizioni di Napoli nel 1882, di Milano e Torino nel 1884 e di Roma nel 1895.

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