“Facia ’d tòla” e “facia da sgiaf”: suggestioni e ipotesi sulla genesi di due particolari modi di dire
I Piemontesi doc (ormai rari come il mitico Gronchi rosa ricercato da tutti i filatelici o le monete d’argento da 500 lire italiane, coniate con le vele al contrario), in genere si mantengono alquanto controllati nelle emozioni e nei sentimenti. Ma quando si tratta di esprimere il loro disappunto per certi atteggiamenti tenuti da qualcuno e ritenuti poco consoni al bon ton o non conformi alla rigida etichetta imposta dall’atavica cultura sabauda, allora non si tirano indietro e si sbizzarriscono nel commentarli con colorite espressioni, attingendole da un vasto campionario di modi di dire.
Certo la sfacciataggine non è un comportamento che, nell’immaginario collettivo, si addice ai Piemontesi. Chi li conosce bene sa che sono schietti, anche se un po’ introversi, ma sempre pronti a donarsi senza riserve, una volta che abbiano rotto il fragile diaframma della loro innata diffidenza iniziale a intrecciare nuovi rapporti con persone sconosciute. I Torinesi, poi, in particolare, secondo un falso ma non facilmente sradicabile pregiudizio diffuso in tutta la penisola, riuscirebbero a rivelarsi cortesi persino nella falsità.
Però è vero che ai Piemontesi doc, un comportamento brusco, indisponente o decisamente scortese o – peggio ancora – decisamente sfacciato dà decisamente sui nervi. E chi da sfacciato si comporta, viene prontamente definito una “facia da sgiaf”, faccia da schiaffi, nel senso che meriterebbe di essere schiaffeggiato per la sua insolenza.
Un altro epiteto che i Piemontesi amano usare in questi frangenti è “facia ’d tòla”, faccia di latta. Questa espressione ha avuto successo anche al di là del Piemonte, ed è stata italianizzata in “faccia di tolla”. La tòla è la lamiera d’alluminio, la latta, ovvero la materia prima utilizzata dai tolé, i lattonieri. È un materiale al tempo stesso resistente, duttile e malleabile. In senso figurato l’espressione facia ’d tòla si addice a chi è oltremodo sfacciato (potremmo scrivere… “s-facciato”), cioè senza una faccia propria, o anche con una, nessuna, centomila facce diverse, e che non si perita di coprire la propria cera con la maschera dell’arroganza.
Non posso esimermi in questo articolo dal ricordare che il termine “facia ’d tòla” in passato veniva utilizzato dai Torinesi e dai residenti nei comuni limitrofi per identificare gli abitanti di Chivasso. Forse perché erano considerati più sfacciati dei loro vicini confinanti di Settimo Torinese o di San Benigno, o degli stessi Torinesi doc? Non credo. Voglio pensare che ciò derivi dalla presenza in Chivasso, in un’epoca ormai lontana, di una qualificata “scuola” professionale di lattonieri, tramandatasi di padre in figlio, nella quale si sono formate generazioni di bravi e scrupolosi artigiani, la fama della cui capacità professionale aveva valicato i confini comunali, giungendo fino a Torino, e sollevando l’invidia dei colleghi dei paesi vicini. Oggi non è certamente più così: sono convinto che anche a Chivasso sia difficile trovare un idraulico, anche a pagarlo a peso d’oro.
Sergio Donna