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Il cece di Nucetto, un protagonista assoluto delle migliori “cisrà” di Langa

ALBA. Qual è la migliore cisrà di Langa? Bella domanda. Anzi: domanda quasi retorica, che non porta da nessuna parte, e che anzi può scatenare vivaci rivalità di campanile e generare risposte di parte, e mai univoche.

C’è un punto però su cui le numerose località in lizza per aggiudicarsi un primato finora mai conquistato da nessun contendente sono tutte d’accordo: e cioè che il cece migliore per la più gustosa delle cisrà del Piemonte è quello di Nucetto, in Val di Tanaro, una varietà coltivata ai piedi delle Alpi Marittime che fanno da spartiacque tra Piemonte e Liguria.

Il “cece di Nucetto” viene coltivato anche nei territori limitrofi di Perlo, di Bagnasco e di altri borghi della Valle, su terreni alluvionali, a quote comprese fra i 450 ed i 700 metri di altitudine.

È prodotto con metodi tradizionali, nel rispetto dei principi dell’agricoltura biologica. La semente viene generalmente autoprodotta dagli stessi coltivatori agricoli, con una selezione dei semi migliori effettuata a vista, direttamente sul campo, al momento del raccolto, semi che vengono poi utilizzati per la semina successiva.

Nel cimentarsi nel confronto tra le varie cisrà, chi non è langarolo di nascita dovrebbe poter giudicare il sapore con maggiore obiettività ed un certo distacco rispetto agli abitanti del posto.  Ma definire un primato assoluto di una zuppa di ceci alla piemontese, risulta davvero difficile. Abbiamo assaporato la cisrà di Nucetto, quella di Ciglié (ridente borgo tra Bastia Mondovì e Niella Tanaro, nell’Alta Langa Monregalese); ci siamo deliziati con la cisrà di Mondovì; l’abbiamo gustata a Dogliani,  in occasione della Fiera dei Santi il 2 di Novembre. Abbiamo tastato anche la deliziosa variante astigiana. Be’, dobbiamo confessarlo: ci si ritrova sempre al punto di partenza. Non sappiamo mai decidere qual è la migliore: meglio allora limitarsi a gustarla sul momento, rinviando comparazioni e confronti (questione di lana caprina, a quanto pare)  alla successiva occasione (più che altro per avere il pretesto di assaporare un’altra buona cisrà da qualche altra parte).

Dobbiamo comunque ricordare che la cisrà, uno dei piatti più tipici (e più semplici) di Langa, in effetti, viene cucinata da un luogo all’altro con numerose varianti, sia pur con una ricetta di base, sostanzialmente, ovunque uniforme.

La cisrà è un piatto popolare molto antico, già noto in epoca romana e diffusissimo in epoca medievale. A Dogliani, almeno fin dal ’600 , durante la già citata Fiera dei Santi, la cisrà veniva somministrata dai membri della Confraternita dei Battuti in ciotole fumanti a chi era giunto a piedi in paese, dopo aver percorso talora molti chilometri per poter assistere prima alla Messa e poi fare provviste alla fiera-mercato, l’ultima che precedeva il lungo e freddo inverno di Langa.

Visto che Nucetto vanta i migliori ceci da cisrà, non può non ospitare ogni anno una Sagra dedicata a questo piatto succulento: è la “Ceciata della zingarella”, che si tiene in paese fin dal 1962. Nel corso della kermesse, che attira in paese migliaia di persone, vengono somministrate centinaia e centinaia di razioni di cisrà con diversi quintali di salamini. La Sagra si tiene l’ultima domenica di luglio: la distribuzione della “ceciata”, a cura di “zingarelle” in abiti tzigani, è assolutamente gratuita.

Ed ora, per chi volesse cimentarsi con una gustosa cisrà cucinata in casa, vi propongo una ricetta di famiglia (quella di mia nonna Caterina, di Mondovì). Provatela, non vi deluderà:

Ingredienti (per 3-4 persone)

  • 1 etto e mezzo di trippa
  • 1 etto e mezzo di cotenna di maiale
  • 4 etti di ceci
  • un porro di Cervere
  • due carote
  • una gamba di sedano
  • una patata
  • basilico
  • prezzemolo
  • mezza cipolla rossa
  • mezzo pomodoro
  • 1 cucchiaio di olio extra vergine d’oliva

Preparazione

Mettete a bagno i ceci la sera precedente, in modo che si ammorbidiscano bene. Tagliate a tocchetti le verdure e la trippa (o la cotenna), e deponete il tutto in una “ramina” colma d’acqua. Aggiungere i ceci.

Fate cuocere a fuoco molto lento per almeno tre ore, rimestando sovente con un ramaiolo. A cottura quasi ultimata, aggiungete sale quanto basta, un pizzico di pepe, e infine servite la cisrà, ben densa e calda, in ciotole o scodelle.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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