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Arrestato il “novello Robin Hood” piemontese: rapinava con la pistola al peperoncino

Agenti della Polfer al lavoro, in una foto distribuita dalla Polizia di Stato il 17 luglio 2017. Imbrattano sedili, finestrini e pareti del treno regionale Susa-Torino: per questo tre ragazzi, due italiani di 17 e 19 anni e un marocchino di 20, residenti a Sant'Antonino di Susa e Sant'Ambrogio di Susa, sono stati denunciati per danneggiamento in concorso tra loro. Scoperti con in mano il pennarello blu utilizzato per vandalizzare le carrozze del convoglio, sono stati identificati dagli agenti della Polfer. ANSA/ POLIZIA DI STATO +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

LIVORNO. Le sue rapine le metteva a segno utilizzando una pistola al peperoncino. Luigi Rotterdam (in foto), 70 anni, piemontese di origine, con un lungo un lunghissimo curriculum criminale, iniziato quando aveva appena 17 anni, è finito in manette. E’  ritenuto l’autore di due rapine a Livorno dove avrebbe utilizzato armi al peperoncino. I carabinieri lo hanno bloccato a Cecina (Li) mentre in treno stava cercando di raggiungere Roma. Da qui sarebbe probabilmente volato la Svizzera e da poi in Brasile, terra natale della compagna.

Secondo gli inquirenti Rotterdam avrebbe recentemente rapinato una sala slot e una banca. Quando è stato bloccato aveva con sé ancora tutto l’armamentario: due pistole al peperoncino, un cappellino nero con visiera, alcuni documenti personali e carte di credito rubate e utilizzate per la sua attività criminale, un telefonino e due taglierini. I carabinieri lo hanno rintracciato e ricostruito i suoi spostamenti proprio grazie a una serie di intercettazioni telefoniche.

Nel 2007 il malvivente piemontese salì alla ribalta delle cronache italiane come il “rapinatore cortese”, il novello Robin Hood per una sua dichiarazione riguardo al provento di una rapina commessa in quegli anni: «Questi soldi – dichiarò – mi servivano per spedirli a un orfanotrofio in Brasile». Nello scorso mese di gennaio godeva del regime di semilibertà dopo una lunga reclusione nel penitenziario di Porto Azzurro, all’isola d’Elba. Le forze dell’ordine sarebbero anche sulle tracce di un complice.

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