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“Anatomia umana”: quel monumento d’acciaio inox all’angolo tra Corso Galileo Ferraris e Via Cernaia

È opera di Salvatore Astore, scultore salentino, torinese d’adozione

Salvatore Astore è nato a San Pancrazio, nel 1957, ma non si tratta dell’omonima frazione di Pianezza, all’ombra del famoso Santuario, a pochi chilometri dal capoluogo subalpino. Il “suo” San Pancrazio è in Puglia, o meglio nel Salento, in provincia di  Brindisi. Ma il Piemonte è nel destino di questo scultore, che da decenni vive ed opera a Torino, che è diventata la sua città adottiva. Si è formato all’Accademia torinese delle Belle Arti e le sue opere sono state esposte in decine di prestigiosi contesti, in Italia e all’estero, dalla Galleria d’Arte Moderna di Torino, al Museo d’Arte Contemporanea di Bologna; dal Padiglione d’Arte Contemporanea (PAC) di Milano, alla Sol Lewitt Collection in Connecticut. Innumerevoli, poi, sono state le sue mostre personali e collettive, in Italia e nel mondo.

Fin dall’inizio della sua carriera artistica, Astore rimane affascinato dai disegni anatomici di Leonardo da Vinci, e a partire dal 1985 lo scultore inizia a realizzare sculture antropomorfe in ferro o in acciaio inox. Si tratta prevalentemente di opere di notevoli dimensioni, caratterizzate dalla presenza di grandi fori, che rendono più fluido il rapporto con lo spazio esterno.

Ora un’imponente scultura di Astore (di oltre 5 metri di altezza) da qualche tempo fa bella mostra di sé in Corso Galileo Ferraris, all’angolo con Via Cernaia, dal lato opposto del Mastio della Cittadella. Inaugurata nel mese di Novembre 2021, l’opera è stata collocata in quest’area ad iniziativa della storica Galleria d’Arte Mazzoleni, di Piazza Solferino, che ha sede a pochi passi dal Teatro Alfieri.

Il Monumento “Anatomia Umana” di Salvatore Astore.
In un’ “oblò”, raffigurante una “calotta cranica”, s’intravede il monumento a Pietro Micca

In realtà, più che di un’opera singola, si tratta di gruppo scultoreo composto di due elementi ravvicinati e complementari, intitolato “Anatomia Umana“. Le due opere sono state appositamente studiate e realizzate da Astore per instaurare un dialogo dinamico con lo spazio urbano circostante al luogo in cui il monumento è stato posizionato. La scelta della location non è stata infatti casuale: le aperture circolari delle sculture,  a forma di “calotta cranica”, rappresentano una sorta di finestra aperta contemporaneamente sul passato e sul futuro della città. Verso Sud, consentono di scorgere il Monumento a Vittorio Emanuele II, lungo la bisettrice di Corso Galileo Ferraris; mentre verso Ovest si aprono verso il Mastio della Cittadella e sul Monumento a Pietro Micca. Ma le linee affusolate dei due “menir”, in lucente acciaio inox, con le loro morbide concavità e convessità, così come gli “oblò” che permettono di interloquire con il contesto urbano, sono anche un messaggio di continuità verso un futuro – che pur non prescindendo dalla storia della città – guarda a nuovi ideali e a nuovi rinnovati traguardi.  

Uno scorcio sul palazzo di Corso Galileo Ferraris all’angolo con Via Cernaia, attraverso uno dei “fori” dell’opera “Anatomia Umana” di Salvatore Astore

Il progetto, per iniziativa della Galleria Mazzoleni, è stato realizzato in collaborazione con la Città di Torino, sotto il coordinamento dell’Ufficio Arte Pubblica e con il patrocinio della Regione Piemonte e della Città Metropolitana di Torino, in occasione del quinto Centenario della morte di Leonardo da Vinci (15 Aprile 1452 | 2 Maggio 1519)

Un monumento site-specific con l’intento di valorizzare la magia di uno spazio di per sé già storicamente attrattivo, in un rapporto sinergico tra pubblico e privato: un felice esempio di arte pubblica a beneficio dei cittadini e dei visitatori del capoluogo piemontese.

Per dirla con le parole dell’Artista: “Anatomia Umana, questo recente mio lavoro scultoreo in cui volutamente risaltano due enormi fori sagomati a forma di calotta cranica, è – a mio modo di vedere – la traduzione plastica di concetti come materia, peso, forma, vuoto che ho sempre indagato nel mio fare scultura. Il tentativo di mettere in relazione la parte con il tutto, la forma visibile delle cose con l’aspetto immateriale della conoscenza, così come l’urgenza di ricercare l’organicità della forma, è il mio modo di proseguire la ricerca sull’Uomo e sul rapporto fra l’uomo e il mondo”.

Sergio Donna

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