Nonostante le condizioni del donatore, l’operazione è stata eseguita ugualmente anche grazie a un macchinario capace di rivitalizzare gli organi
Il donatore, deceduto in un ospedale piemontese per una patologia congenita, nel suo decorso in rianimazione è andato incontro ad un grave peggioramento della funzione renale, tale da spegnere completamente la funzione dei reni e necessitare di dialisi continua per parecchi giorni. Il deterioramento generale non ha reso possibile il trapianto del fegato. Con questi presupposti di una situazione renale in apparenza proibitiva, alle Molinette si è deciso comunque di approfondire la possibilità di utilizzo dei reni per il trapianto con multipli approcci: dalla biopsia renale (analizzata dagli anatomo patologi del professor Mauro Papotti) alla valutazione della perfusione renale mettendo i reni, una volta prelevati, in un dispositivo di perfusione in grado di misurare una serie di parametri, di migliorare la circolazione dei reni stessi fino a rivitalizzarli.
Per l’operazione si sono unite le esperienze di diverse equipe, oltre quella degli anatomopatologi del professor Mauro Papotti quella dei chirurghi vascolari (diretti dal dottor Maurizio Merlo), degli Urologi (diretti dal professor Paolo Gontero) e degli anestesisti diretti dal dottor Pier Paolo Donadio.