Al Bicerin è stato punto di riferimento di grandi personalità: da Cavour a Pellico, da Puccini a Nietzsche, dalla Osiris a Calvino, della regina Maria Josè e di Umberto II. Ed è stato set cinematografico per produzioni nazionali e internazionali. Da sempre in mani femminili, è gestito dalla famiglia di Maritè Costa che, in più di 30 anni di gestione, si impegnò perché il suo valore venisse riconosciuto a livello nazionale e internazionale. Numerosi i riconoscimenti come il “Diploma d’onore dei caffè storici Europei” del 2004 e il premio del Gambero Rosso che, nella prima edizione della Guida ai Bar, nominò il locale come Miglior bar d’Italia del 2000.
La storia inizia nell’ottobre 1763, quando l’acquacedratario Giuseppe Dentis apre la sua piccola bottega nell’edificio di fronte all’ingresso del Santuario della Consolata. Il locale all’epoca era arredato semplicemente, con tavole e panche di legno. Nel 1856, su progetto dell’architetto Carlo Promis, viene edificato l’attuale palazzo e in questa sede il caffè assume l’elegante forma che oggi possiamo apprezzare: le pareti vengono abbellite con boiseries di legno decorate da specchi e lampade e fanno la loro comparsa i caratteristici tavolini tondi di marmo bianco, il bancone di legno e marmo e le scaffalature per i vasi dei confetti. Alla fine dell’Ottocento viene posta esternamente la devanture in ferro, con le vetrinette ai lati, le colonnine e i capitelli in ghisa. In questo ambiente viene svolta l’attività di confetteria e di caffè-cioccolateria.
L’invenzione del bicerin è stata, senza alcun dubbio, la base del successo
Il Risorgimento e l’Unità d’Italia passano da questo locale con la presenza di Camillo Benso di Cavour. Si dice che il conte, liberale, laico e anticlericale, anziché accompagnare la famiglia reale al santuario della Consolata, ne attendesse l’uscita comodamente seduto al tavolino sotto l’orologio, controllando da dietro le tendine l’ingresso dell’edicio sacro.
Nel 1983 Maritè Costa (in foto) ha raccolto l’eredità delle signore Cavalli, portando il locale al livello di notorietà internazionali a cui è oggi conosciuto. Il suo è stato uno straordinario lavoro di vera archeologia del cioccolato e dei dolci torinesi: la sua ricerca e studio delle ricette originali, dei materiali di qualità e un vero ed autentico amore per la cioccolata e la pasticceria tradizionale piemontese, hanno fatto sì che questo piccolo caffè venisse conosciuto ed amato nel mondo intero. All’attenzione e alla grande cura per la qualità e alla tradizione del cibo, Maritè ha affiancato la passione per la conservazione dell’ambiente storico, vera icona della città, avviando un’importante opera di restauro delle strutture e degli arredi originali. Mancata nel 2015, la gestione prosegue, orgogliosamente nel solco della tradizione, sempre con la nostra famiglia e con la collaborazione delle signore che da anni lavorano al caffè.