SUSA. “L’archeologia cerca qualcosa che forse c’è stato, pur tra colpi di fortuna ed equivoci”, disse una volta Luciano Canfora, una delle voci più importanti della ricerca filologica contemporanea. Il passato, ce lo insegna la storia, è l’entità mutevole e chimerica su cui camminiamo ogni giorno, la strada già percorsa migliaia di volte e che, giorno dopo giorno, muta e disegna le sue linee nell’umana speranza del futuro; il passato è la terra sotto i nostri piedi e il grattacielo che svetta sulle nostre città, già storia e nemmeno lo sa. E questa storia, ogni tanto, torna a sorprenderci.
Questa volta è successo a Susa, dove nella cattedrale di San Giusto è stata rinvenuta una cripta del XI secolo, riemersa in tutto il suo antico splendore da sotto il pavimento dell’abside. Un’avventura invero iniziata lo scorso novembre, quando, oggetto di un restauro, sono iniziati i lavori di riabilitazione e messa a nuovo del coro ligneo del luogo di culto, risalente, si pensi, addirittua al ‘300! Una scoperta, questa, che è poco dire abbia lasciato a bocca aperta tanto il pubblico, quando gli addetti ai lavori. Effettuata togliendo la predella del pavimento, “la scoperta ha colto tutti di sorpresa”, spiega Don Gianluca Popolla, responsabile dei beni culturali ecclesiastici del Piemonte; infatti, in nessuna fonte storica era accennata l’esistenza di una cripta all’interno della cattedrale.
Di inizio anno mille, la cripta protagonista di questo racconto è stata scoperta quasi per caso: se le ricerche dovevano essere destinate a riguardare i primi 50 centimetri della parte presbiteriale della chiesa, lo scavo si è poi concluso ben tre metri più in basso, lì dov’è stato trovato il vano ricoperto dalle macerie. Una stanza ipogea perfettamente conservata, una scala ad anfiteatro, stucchi di animali, capitelli e una lastra romana dedicata a minerva in quello che forse una volta era un reliquiario in bronzo dorato; risalente al XI secolo, le meraviglie di questo piccolo cimelio nascosto ai secoli stupiscono e affascinano, così come stupisce e affascina il mistero dietro la loro scoperta: come mai la cripta è stata coperta, lasciando ogni cosa al suo posto? C’è chi ipotizza un terremoto o una calamità improvvisa come soluzione, cosa che spiegherebbe il peculiare stato di conservazione dei reperti, ma solo studi più approfonditi potranno dare una risposta certa.
Una struttura sorprendente che, come sottolinea Luisa Papotti, Soprintendente per i beni archeologici del Piemonte, “si può ritrovare solo nella vecchia struttura, oggi non più esistente, della basilica di San Pietro a Roma o nella cattedrale di Ravenna. Di altre cripte di questo tipo in Piemonte non ne esistono”.
Mirco Spadaro
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