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A San Martino: perché non piantare un melo cotogno, così apprezzato sin dall’antichità?

Affrettati piano piano, ossimoro conveniente per questa stagione che arriva e si dice “cattiva”, perciò, avrai già messo via man mano che maturavano i buoni prodotti della stagione, attendere che maturino affrettarsi che non si guastino, qualcosa hai già seminato per la prossima annata, e speriamo che in mezzo ci sia anche una manciata di grano. Dopodiché San Martino permette ancora qualche giorno di caldo per traslocare piante, mettere all’asciutto i bulbi e i tuberi dell’estate, oppure coprirli con torba e foglie secche, cadono apposta per riparare il parterre delle loro pianticelle. Con lo stesso sistema si piantano i nuovi bulbi di giacinto, di narciso, di tulipano, dormiranno così sino alla primavera.

È il momento buono di piantare una nuova piantina. Un melo cotogno, ad esempio, una pianta che fa bei fiori in primavera e frutti pelosi particolari, un po’ mela, un po’ pera. Conosciuta e apprezzata fin dall’antichità, è considerata simbolo della felicità, dell’amore e della fecondità. Creta è la patria di questa pianta, il cui frutto era consacrato a Venere ed è con tutta probabilità la famosa mela d’oro che cresceva nel giardino delle Esperidi. Lo storico Plutarco narra di come Solone prescrivesse nelle sue leggi che la sposa poteva congiungersi al marito solo dopo aver mangiato una mela cotogna. Pare che la prescrizione avesse uno scopo ben preciso, poiché le donne che mangiano queste mele partoriscono figli di acutissimo ingegno. Ohibò e dunque non han mangiato di questo frutto le innumerevoli mamme dubitanti e giustamente ansiose sulla sorte scolastica dei loro figlioli?  Occorre dire che mangiare mele cotogne non è facile, non si sa mai quando siano mature al punto giusto, non si sa nemmeno tanto bene cosa siano e ammesso che si sappia e le si possa cogliere dall’albero hanno un sapore così acido da rendersi immangiabili. (Meglio mangiarle solo cotte).

E pensare che i consigli degli antichi possono sempre servire! Eccone un altro. Con la mela cotogna si fa uno sciroppo energetico, astringente e nutriente, molto indicato per i bambini. Visto? Se non si è provveduto quand’era ancora nell’uterino involucro, datelo ora ai bimbi, si è sempre in tempo a recuperarli per illuminare le loro piccole menti. E se ciò fa bene ai bambini, i geriatri lo consigliano pure agli anziani: e ciò che fa bene ad ambedue, farà bene a tutti. Dunque, piantiamo fiduciosi il bel melo cotogno. Ne avremo bisogno, ah, se ne avremo bisogno di nutrimento illuminante. Ma c’è di più e i malanni dove li mettiamo? L’autorevole fonte di Plinio dice che questa mela cura anche dal veleno; cotta naturalmente, altri illustri dicono che cura le coliche intestinali, e con i semi si curano, geloni emorroidi, scottature, tossi e pertossi, infiammazioni della bocca. Basta ho capito, la mangerò promesso. Per intanto piantiamo l’alberello, è prima cura, poi si vedrà.

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