Il dipinto è un olio su tavola e fu commissionato nel gennaio del 1519 a un “dipintore”, del quale purtroppo non è tramandato il nome e per il quale non c’è al momento un’attribuzione sicura. Conosciamo, invece, il committente, la moglie di tal Pietro Pedreto, che fece realizzare il dipinto per la chiesa di San Giacomo Scossacavalli in Roma. L’edificio fu demolito nel 1937 insieme a tutte le case circostanti della cosiddetta “Spina di Borgo”, per realizzare la monumentale via della Conciliazione. In seguito alla demolizione della chiesa, il dipinto fu trasferito nei depositi della Fabbrica di San Pietro e abbiamo notizia di primi tentativi di restauro nel XVII e poi nel XVIII secolo.
Solo nel 2016 è stato avviato il non facile restauro, affidando l’incarico a due valenti professionisti romani: Lorenza D’Alessandro per la parte pittorica e Giorgio Capriotti per il supporto ligneo. L’intervento è stato lungo e impegnativo, perché il dipinto era fortemente danneggiato, con cadute irreversibili di colore dovute molto probabilmente all’immersione nell’acqua del Tevere che era straripato allagando tutta la chiesa nel 1598.
Il seminario, che vede insieme ai due restauratori anche la partecipazione di Pietro Zander, dirigente conservazione e restauro beni artistici della Fabbrica di San Pietro in Vaticano, rappresenta un’occasione unica e irripetibile per scoprire tutte le fasi del delicato restauro.
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