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Pinerolo, la città piemontese che nei secoli, più di ogni altra, ha fatto gola ai Francesi

Pinerolo (Torino). Pinerolo, ridente città alle falde delle Alpi piemontesi, è stata una piazzaforte strategica che nei secoli scorsi ha fatto per lungo tempo gola ai cugini Francesi. In più occasioni i Transalpini hanno cercato di conquistarla e più di una volta ci sono anche riusciti, tant’è che Pinerolo resta la città italiana che più a lungo di ogni altra è stata sotto il dominio francese: più o meno per almeno una novantina di anni, sia pur frazionati in epoche diverse.

Una prima occupazione francese del Piemonte, ai danni del duca sabaudo Carlo II, fu attuata da Francesco I nel 1536. L’occupazione continuò anche dopo la scomparsa del sovrano francese (1547), a cura di suo figlio Enrico II, e si protrasse fino al 1557 (per 21 anni), quando i Francesi subirono una sonora sconfitta a San Quintino, in Piccardia, ad opera dei Piemontesi guidati da Emanuele Filiberto.

Nel 1592 Enrico IV ci provò di nuovo: invase il Piemonte con un esercito condotto dal temibile François de Bonne duca di Lesdiguières (1543 | 1626). Pinerolo resistette, ma i Francesi occuparono Cavour e la Val Pellice. Nel 1594 il duca di Savoia contrattaccò, riconquistando Bricherasio; Cavour restò francese fino al 1595, quando gli occupanti furono costretti ad arrendersi, e l’invasore venne respinto al di là delle Alpi.

Ma non finì qui. Nel gennaio 1630 il Cardinale Richelieu, Primo Ministro di Luigi XIII, valicò il Monginevro alla testa di un potente esercito e si dirisse verso Pinerolo, assediando la città ed aprendo una larga breccia nelle vecchie mura. Dopo quasi 14 mesi, il 31 Marzo 1630, Pinerolo capitolò.

Con la firma del Trattato di Cherasco di quello stesso anno, il duca di Savoia Vittorio Amedeo I pose fine alla Guerra di Successione del Monferrato e del Ducato di Mantova: mantenne la roccaforte di Alba, ma quell’accordo sancì la cessione alla Francia di Pinerolo. Nel 1670 Sébastien Le Prestre de Vauban, primo ingegnere di Luigi XIV, si occupò di ampliare e fortificare la città che accolse anche le Carceri di Stato, nelle quali venne imprigionata la Maschera di Ferro, di cui la reale identità resta un mistero. Pinerolo restò così forzatamente Francese fino al 1693. A distanza di 63 anni dal Trattato, dopo sanguinosi scontri non sempre vittoriosi (come la tragica Battaglia della Marsaglia) e il massiccio bombardamento di Pinerolo, i Savoia riuscirono finalmente a riconquistare la città.

Ma fu solo una parentesi: nel 1703 i Francesi erano nuovamente sul territorio piemontese. Furono però sconfitti e cacciati dopo il fallito Assedio di Torino del 1706. Vittorio Amedeo II, tornato padrone del ducato e investito del titolo di re di Sicilia prima e di Sardegna poi, nel 1720 instaura in Pinerolo il Senato.

Ma nel 1792 ricomincia un ennesimo scontro con la Francia: il 21 Settembre 1798 l’esercito del generale La Suire, forte di 4500 uomini, entra in Pinerolo. A parte una breve parentesi di occupazione austro-russa (a cavallo tra il 1799 ed il 1800), le truppe napoleoniche avranno la meglio. Il Piemonte viene annesso alla Francia l’11 Settembre 1802 e diviso in sei dipartimenti: Pinerolo diventa capoluogo del Dipartimento del Po, governato dal sottoprefetto Pietro Geymet. La Chiesa di San Francesco viene demolita nel 1806. Qui erano conservate le spoglie dei Principi d’Acaja: furono recuperate dopo un lungo periodo di scavi, e traslate nella parrocchiale di San Maurizio, dove si trovano tuttora. Con la caduta dell’Impero e la Restaurazione delle monarchie pre-napoleoniche, anche il re di Sardegna fece ritorno a Torino e Pinerolo fu restituita definitivamente all’interno dei naturali confini del Piemonte.

Che i Pinerolesi si sentano dei piemontesi a tutto tondo non c’è il minimo dubbio, anzi potremmo dire che sono talmente orgogliosi di essere piemontesi  da considerare la loro città l’autentico capoluogo del territorio, spingendosi ad affermare che… “Torino si trova in provincia di Pinerolo”. Battuta che si rifà quasi sicuramente al già citato periodo in cui la cittadina subalpina divenne capoluogo del Dipartimento del Po.

“Città alle porte d’Italia”, come la definì Edmondo De Amicis, in effetti Pinerolo è ricca di tali bellezze artistiche, architettoniche e museali da potersi considerare una piccola Capitale della Cultura. Merita sicuramente molto di più che una fugace tappa per gustare una deliziosa fetta di panettone al Caffé Galup sotto i portici dell’aulico Corso Torino (che fiancheggia la spaziosa Piazza Vittorio Veneto, dominata dal monumento al Generale Filippo Brignone); o di un salto alla Pasticceria Castino di Piazza del Duomo, paradiso dei ghiottoni, ove assaporare una deliziosa fetta di un’impareggiabile torta al cioccolato.

Il Monumento al Generale Filippo Brignone, Pinerolo, Piazza Vittorio Veneto

Il centro storico, suggestivo e ameno, conserva austeri edifici del  Duecento, che rievocano l’epoca  dei Principi di Acaia, ma la città “nuova” annovera anche numerosi eleganti e aulici palazzi, ville, distretti militari e caserme d’epoca napoleonica.

Nel vivace quartiere medievale, da non perdere è la Casa del Senato, che venne fatta erigere da Ludovico d’Acaia per accogliervi la Curia nel XV secolo. Qui, nel 1713, Vittorio Amedeo II instaurò il Senato del Pinerolese, con giurisdizione su tutto il Piemonte. Oggi la Casa del Senato ospita un interessante Museo dedicato alla Storia della Pinerolo romana.

Per chi ha gambe, ed ama fare quattro passi in più, vale sicuramente la pena di salire al Piazzale San Maurizio, da cui si apre un’impagabile vista sulla città, sulla piana Pinerolese e sulle Valli Valdesi.

Celeberrima e prestigiosa è la Scuola di Cavalleria. Di particolare armonica bellezza è la facciata della Cavallerizza Caprilli non lontana dell’ex-Caserma Bochard. La Cavallerizza Caprilli costituisce il più grande maneggio coperto d’Europa. Fu Costruita a tempo di record, tra il 1909 e il 1910.

Particolare della facciata della Cavallerizza Caprilli, Pinerolo

Interessanti sono pure il Museo Storico del Mutuo Soccorso, la Pinacoteca di Palazzo Vittone e il Museo Militare che ha sede nell’edificio che un tempo accolse il Comando Generale della Cavalleria. Il Museo Militare si sviluppa su tre piani di esposizione: più di 6000 metri quadrati per raccontare pagine plurisecolari di storia militare, con centinaia di uniformi, bandiere, medaglie e decorazioni, carrozze e mezzi corazzati. Nel Museo è anche accolta una Gallery fotografica sulla Storia della Cavalleria.

Sì: Pinerolo vale di più, molto di più, di una pur squisita fetta di panettone.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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