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12 novembre: si festeggia Sant’Evasio, patrono di Casale Monferrato

Il 27 aprile di festeggia Sant’Evasio, di cui esiste una documentazione scarna, essendo vissuto nel IV secolo. Nella sua ricostruzione biografica “Historia e vita di sant’Evasio, Vescovo e Martire” il padre agostiniano Fulgenzo Emiglio, del Convento di Santa Croce in Casale, sostiene che Evasio fosse nato nel Beneventano verso il 230, nel tempo della persecuzione e delle catacombe. Nel 260 si era recato a Roma dove il Papa Dionisio lo aveva consacrato vescovo e lo aveva inviato missionario in Piemonte dove nel 265 era giunto ad Asti e qui vi era aveva esercitato il mandato vescovile per 28 anni.

Da Asti, perseguitato dai pagani era stato costretto a fuggire insieme a molti compagni di fede e si era rifugiato a Sedula (Casale Monferrato) dove aveva portato la devozione e le reliquie del diacono san Lorenzo, che era stato martire durante le persecuzioni di Valeriano a Roma il 10 agosto 258. In suo onore aveva fatto erigere una cappella: i resti della chiesetta sono ancora visibili sotto la Cappella del Santissimo Sacramento della cattedrale casalese.

Evasio a Casale, davanti alla Chiesa di San Lorenzo, aveva trovato la morte all’alba del 1° dicembre 292 all’età di circa 62 anni per ordine del prefetto Atubolo, durante le persecuzioni di Diocleziano, imperatore dal 284 al 305. Con Evasio avevano ricevuto il martirio il diacono Projetto e 145 fedeli. Secondo la tradizione, Atubolo diventato cieco, aveva preso una manciata di terra dalla tomba di Evasio, l’aveva posta sugli occhi e aveva riacquistato la vista. Si era così convertito, diventando cristiano e facendosi battezzare assieme ad altre 1360 persone.

Oggi sant’Evasio è patrono della città e della diocesi di Casale e le sue reliquie riposano nella grande Cappella in cattedrale, a lui dedicata.

La festa di Sant’Evasio celebrata a Casale il 12 novembre ricorda il ritorno da Alessandria in città nell’anno 1403 per opera del condottiero Facino Cane, delle reliquie del santo che erano state trafugate dagli Alessandrini unitamente al galletto civico che ancor oggi svetta sul loro Municipio nel sacco del 1215 quando fu devastato anche il Duomo.

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