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Una commissione della Figc per far luce sullo scudetto revocato al Toro

Il gruppo di “saggi” esaminerà nei dettagli la fondatezza della dubbia sentenza della giustizia sportiva che nel 1927 “cancellò” il primo scudetto del Football Club Torino

È notizia di questi giorni che la Federazione Italiana Gioco Calcio, presieduta da Gabriele Gravina, ha costituito una Commissione di “saggi”, composta da otto docenti e ricercatori storici, per far luce su oscure e ormai lontane vicende sportive del nostro calcio, con risvolti di veleni, rivendicazioni e divisioni che il tempo non ha sopito.  Riconoscere gli errori della giustizia sportiva è un’esigenza morale. Il tempo non può cancellare le ingiustizie, ed anche se i riconoscimenti arrivano dopo quasi un secolo di attesa, essi riabilitano chi è rimasto in credito con la verità e danno conforto a chi è depositario di antiche rivendicazioni.

È il caso degli scudetti non riconosciuti ad alcuni Football Club italiani nel primo e nel secondo decennio del Novecento e rivendicati dalle Società in base a motivazioni il cui peso sarà giudicato dalla Commissione. Il verdetto finale sarà emesso dalla Figc, sulla base della relazione finale dei “saggi”, redatta dopo l’attenta rilettura storica dei fatti, anche alla luce del clima politico dell’epoca, in modo da chiudere definitivamente i casi ancora aperti.

Tra le squadre che reclamano giustizia da anni, c’è la Lazio, che rivendica lo scudetto del Campionato 1914/1915, bruscamente interrotto per gli incipienti venti di guerra, e che fu assegnato al Genoa, per motivi di blasone, squadra che dominava il girone dell’Italia Settentrionale. Il fatto è che anche la Lazio era in testa al proprio girone, quello dell’Italia Centro-Meridionale, ma lo spareggio Genoa-Lazio non venne mai disputato.

E poi c’è il Genoa, che rivendica il suo decimo scudetto, negatogli dal Bologna: nel Campionato 1924/1925, i genoani dovettero sfidare i felsinei in una serie di ben cinque spareggi. Ma tali furono le intemperanze, le invasioni di campo e le minacce all’arbitro (anche a mano armata) da parte di gerarchi e tifosi di sponda felsinea, da condizionare i risultati delle partite a danno dei grifoni genoani.

Ma il caso più eclatante è forse quello del Football Club Torino, a cui venne scucito dalle maglie il primo scudetto del ’27, in base ad una dubbia sentenza della Federcalcio, per un presunto tentativo di corruzione di un dirigente granata nei confronti di alcuni giocatori juventini alla vigilia di un derby. Quell’ipotizzato tentativo di combine tra Torino e Juventus (mai dimostrato peraltro con prove inconfutabili) e che portò alla revoca del primo scudetto granata guadagnato sul campo, torna dunque in questi giorni di estrema attualità. Al centro di quel caso ci fu un dirigente del Torino, Guido Nani, il terzino sinistro della Juve Luigi Allemandi, ed i giocatori bianconeri Federico Munerati, Pietro Pastore e Virginio Rosetta.

L’indagine e il processo, condotti in modo opinabile e intimidatorio da Leandro Arpinati, podestà di Bologna e capo della FIGC, con alcuni gerarchi fascisti suoi collaboratori, portò alla squalifica di Allemandi e dell’intera dirigenza granata, nonché alla revoca dello scudetto del Football Club Torino. Quello scudetto non venne assegnato a nessuna altra squadra, neppure al Bologna (alcuni tifosi rossoblu tutt’oggi non nascondono la velleità di vederselo attribuire), secondo classificato, squadra di cui Leandro Arpinati era sfegatato tifoso. Come andarono effettivamente le cose non ci è dato di sapere: dei documenti del processo non esiste alcuna traccia e gli accusati della presunta combine si son sempre dichiarati innocenti. Del resto, l’agonismo profuso in campo dai giocatori granata e bianconeri nel corso del derby incriminato, fu accanito e al di fuori di ogni sospetto di addomesticamento della partita.

A distanza di oltre 90 anni, quei fatti oscuri saranno come s’è detto riesaminati da una Commissione di “saggi” nominata dalla FIGC di Gabriele Gravina, per far definitiva chiarezza: se ingiustizia fosse emersa in quel processo celebrato a porte chiuse dai gerarchi fascisti, lo scudetto revocato sarà finalmente restituito al Torino.

Tutti gli sportivi, di fede granata e non, si augurano che venga fatta piena luce su quel processo farsa e indiziario, e che venga riconosciuto ex post lo scudetto conquistato da quella squadra granata che aveva dominato in modo scintillante il campionato 1926-1927, con il suo mitico trio di attacco, composto da Rossetti, Baloncieri e Libonatti (non a caso definito il trio delle meraviglie).

E che giusto e definitivo verdetto sia espresso anche per gli altri scudetti rivendicati o contesi.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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