LibriPersonaggiΩ Primo Piano

Torinesi illustri: l’eclettico romanziere e cineasta Mario Soldati

La carismatica di figura di questo grande torinese è stata ricordata in un libro scritto dal professor Pier Franco Quaglieni, co-fondatore con Soldati e Olivetti del Centro Studi Pannunzio.

Mario Soldati (Torino, 17 novembre 1906 – Torino, 19 giugno 1999) fu romanziere, regista, giornalista specialista di elzeviri, di articoli di letteratura, gastronomia, enologia e sport. Ma soprattutto fu un uomo dall’umanità straordinaria. Sono passati vent’anni dalla sua scomparsa, e per celebrare la grande amicizia con l’illustre intellettuale torinese, Pierfranco Quaglieni, cofondatore, proprio con Mario Soldati e Arrigo Olivetti, del Centro Culturale Pannunzio di Torino, ha voluto dedicargli un libro dal titolo “luminoso”: Mario Soldati, La gioia di vivere. La copertina del volume, edito da Golem Edizioni (2019), è di Ugo Nespolo.

Una storica immagine di Mario Soldati sul Lago d’Orta

Pier Franco Quaglieni, che fu amico personale di Soldati, lo definisce “un uomo poliedrico, di grande vivacità intellettuale” e contemporaneamente “un uomo dolce, umanissimo, anche se di primo acchito poteva apparire talvolta burbero e animato da protagonismo”.

“Il titolo − prosegue l’autore − è stato scelto d’istinto. In effetti, Mario Soldati, sa guardare alla vita in modo positivo, e la vive in modo gioioso, senza condizionamenti da negatività, indifferenza e noia. Amava molto il Piemonte e la sua Torino (fu per vent’anni presidente del Centro Culturale Pannunzio, polo di spicco della cultura subalpina). Amò parimenti la Liguria, il suo mare e i suoi vini. Frequentò Quiliano (nell’entroterra di Vado), Dolceacqua, Bordighera, Ventimiglia, Albenga e acquistò un piccolo appezzamento di terra a Tellaro (Lerici), dove si costruì una piccola villa con spiaggetta privata. Era un ambientalista ante litteram, ma soprattutto un grande comunicatore: s’intratteneva volentieri a parlare con tutti, e in particolare con i contadini, gli allevatori, le persone più umili”.

E, ancora: “È stato un grande viaggiatore, e non solo in Italia: soggiornò per lunghi anni in America. Membro dell’Accademia della Cucina Italiana, era amante del cibo genuino e del buon vino sincero. La gastronomia era per lui lo specchio di una civiltà: ci ha lasciato una miriade di testimonianze, di descrizioni di sapori rari, di ricette, di piatti tradizionali. Grande enologo, andava alla ricerca dei vitigni autoctoni più rari”.

Aneddoti, curiosità, film, reportage e opere letterarie

Il 28 ottobre 1922, fu conferita ad un ragazzo di appena sedici anni la Medaglia d’Argento al Valor Civile per un gesto di coraggio compiuto il 17 marzo di quello stesso anno, quando non esitò a tuffarsi nelle acque del Po, ai Murazzi, salvando dall’annegamento Lello Richelmy, suo amico e coetaneo, fratello dello scrittore e traduttore Agostino Richelmy e nipote del cardinal Agostino Richelmy. Quell’aitante giovanotto era Mario Soldati. Per commemorare quel gesto generoso, il Comune di Torino (accogliendo un’istanza di cui si fece auspice il Centro Pannunzio, di cui − come abbiamo già ricordato − lo scrittore fu co-fondatore e per vent’anni ricoprì la carica di Presidente), nel 2011 ha autorizzato l’affissione di una targa ai Murazzi del Po.

Mario Soldati nasce in via dell’Ospedale 20 (oggi via Giolitti), a Torino. Figlio di Umberto Soldati e Barbara Bargilli, nel 1912 inizia le prima elementare all’Istituto Sociale dei Gesuiti, dove completerà tutti gli studi fino al conseguimento della maturità classica, all’età di diciassette anni; poi s’iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Torino. Il giovane Mario è un cattolico fervente, ma persegue un percorso di fede molto personale e sofferto, che si rifletterà nella sua produzione letteraria e  cinematografica. La Torino degli anni Venti è tutta un fiorire di intellettuali, di artisti e di uomini di cultura, con cui Soldati entra in contatto, come Piero Gobetti, Felice Casorati, Riccardo Gualino. Oltre a quella già ricordata con Agostino Richelmy, stringe una consolidata amicizia anche con Mario Bonfantini, Giacomo Debenedetti, Carlo Levi e Giacomo Noventa.

Un giovane Mario Soldati

Appena diciannovenne, nel 1925, pubblica il dramma Pilato. Nel 1927 si laurea brillantemente dopo aver discusso una tesi in Storia dell’Arte. Poco dopo sarà incaricato di curare il catalogo della Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Grazie ad una borsa di studio, si trasferisce poi a Roma, dove frequenta l’Istituto Superiore di Storia dell’Arte ed entra in contatto con Adolfo Venturi e Pietro Toesca. Nel 1929 esce il suo primo libro di racconti, Salmace. Poi lascia Roma, per trasferirsi a New York, dove ottiene una cattedra presso la Columbia University.

Nel 1931 ritorna in Italia, deluso di per non aver ottenuto la cittadinanza americana. Si unisce in matrimonio con Marion Rieckelman, una sua ex studentessa della Columbia, da cui nasceranno tre figli: Frank, Ralph e Barbara. Soldati e la Rieckelman si lasceranno tuttavia dopo soli tre anni. Intanto, Mario frequenta i pittori del Gruppo dei sei e gli ambienti cinematografici. Attratto dal mondo del cinema, lo scrittore inizia la sua esperienza sul set come “ciacchista”, ma sostenuto Emilio Cecchi, allora presidente della Cines, la più importante casa cinematografica italiana dell’epoca, ottiene presto l’incarico di sceneggiatore, e intanto collabora con Mario Camerini come aiuto regista. Successivamente, decide di prendersi un periodo di riflessione, per dedicarsi all’attività di scrittore, che aveva in parte trascurato, e così si ritrasferì nel suo Piemonte, sul suggestivo lago d’Orta, e precisamente a Corconio, frazione di Orta San Giulio. In questa fase, pubblica America primo amore e vari altri scritti. Ma resterà nel pittoresco villaggio lacustre solo per poco tempo, visto che già nel 1936 il regista Mario Camerini lo rivuole a Roma. Soldati, che ama fortemente il cinema, non sa dire di no a questa chiamata.

Soldati è stato sicuramente una delle figure più fulgide e geniali della cultura italiana e della storia del cinema del Novecento: ci ha lasciato alcuni capolavori del cinema italiano, come Piccolo mondo antico (1941), Malombra (1942), Fuga in Francia (1948), La provinciale (1952). Anche nel mondo della televisione Soldati ha lasciato il segno, creando uno stile assolutamente moderno e d’avanguardia di condurre i reportage televisivi, tra cui America primo amore (il resoconto romanzato delle sue esperienze negli Stati Uniti), che da molti è considerato uno dei suoi capolavori, con La giacca verde, Lettere da Capri e Il vero Silvestri.

Nel corso della sua vita, si è anche occupato di politica, iniziando a militare nell’area socialista subito dopo il delitto Matteotti. Nel Dopoguerra si è candidato più volte alle elezioni politiche nelle liste del Partito Socialista Italiano, al tempo delle segreterie di Pietro Nenni e Bettino Craxi. Oltre ai già citati film, dedicati ad alcuni romanzi di fine Ottocento, Mario Soldati riduce per il cinema la nota commedia di Bersezio Le Miserie ’d monsù Travèt, col titolo italiano Le miserie del signor Travèt (1945). Un’altra sua riduzione cinematografica fu Eugenia Grandet di Balzac (1964).

Mario Soldati nei panni di regista

La sua vastissima e variegata produzione letteraria, che spazia dalla novella al racconto, dal romanzo epistolare al saggio, dall’attualità allo sport e alla musica leggera, dalle eccellenze enogastronomiche del territorio alla tragedia, tutta risente della sua severa formazione gesuitica, e da quel profondo legame con la realtà di provincia che l’autore torinese non ha mai rinnegato. Tra le innumerevoli opere letterarie che non abbiamo ancora ricordato: L’accalappiacani (1953); Le lettere da Capri (1954); Canzonette e viaggio televisivo (1962); Nuovi racconti del maresciallo (1984); La sposa americana (1977); Ah! Il Mundial! (1986)…

Mario Soldati fu anche pioniere della critica enogastronomica

Mario Soldati è rimasto legatissimo per tutta la vita alla sua città natale, portando la sua torinesità orgogliosamente nel mondo, alfiere di una cultura di larghi orizzonti e senza confini.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio