Arte

Terminato il restauro, la Cappella della Sindone torna accessibile dal 27 settembre

Dopo 21 anni di lavori, torna agibile la cappella dell Sindone, opera del Guarini

TORINO. Dopo un lungo e difficile restauro avviato all’indomani del tragico incendio dell’11 aprile 1997, viene finalmente restituita al mondo la mirabile architettura barocca di Guarino Guarini, accessibile al pubblico nel percorso di visita dei Musei Reali. In effetti, per accedere alla Cappella non si passerà più dalle scale del Duomo ai lati dell’altare maggiore, ma direttamente dai Musei Reali, e sarà parte integrante del futuro percorso di visita. Una scelta che viene giustificata anche come un ritorno filologico alle origini sabaude, perché la cappella della Sindone si trovava alla stessa altezza del primo piano del Palazzo Reale, dove c’erano gli appartamenti del re, e la corte vi accedeva attraverso la cosiddetta “Galleria della Sindone”.

La cerimonia di apertura è prevista giovedì 27 settembre alle ore 9 presso il Teatro Regio di Torino alla presenza del Ministro per i beni e le attività culturali Alberto Bonisoli. Il pubblico potrà ammirare la Cappella della Sindone da venerdì 28 a domenica 30 settembre al prezzo speciale di 3 Euro. Da martedì 2 ottobre l’accesso sarà compreso nel biglietto dei Musei Reali.

Il restauro è stato finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali con il sostegno di Compagnia di San Paolo, Fondazione La Stampa – Specchio dei Tempi, Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, Iren e Performance in Lighting.

Ai Savoia, il lungo lenzuolo era stato ceduto nel 1453 dall’ultimo discendente di Geoffroy de Charmy, il nobile che aveva portato il lenzuolo in Europa, depositandolo nel 1356 a Lirey, in Francia, in una Chiesa da lui stesso fondata. La Sindone rimase proprietà dei Savoia fino al 1983, quando Umberto di Savoia la destinò per testamento alla Santa Sede.

Nel XVII secolo, i Savoia vollero realizzare una cappella per custodire il Sacro Lino. Affidarono l’incarico al frate teatino Guarino Guarini, uno dei maggiori architetti del barocco piemontese. Il lavoro cominciò nel 1667 e si concluse solo nel 1690.

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