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Il “Pinguino, primo ricoperto al mondo su stecchino di legno, compie 84 anni

Non c’è torinese che da bambino non sia stato accompagnato qualche volta dai nonni o dai genitori da Pepino, in piazza Carignano, a degustare un Pinguino, il famoso gelato ricoperto, il primo al mondo (fu brevettato nel 1939) ad essere sostenuto da uno stecchino di legno. Quel rito era una festa, un premio, un motivo di gioia.

Davvero una bella storia quella della Gelateria Pepino, un vanto per la città di Torino. Ciò che forse tutti non sanno è che la storia della Pepino risale al 1884, quando un gelataio di origini napoletane, un tal Domenico Pepino, decise di trasferirsi con la famiglia proprio a Torino. Qualcosa gli diceva che nel capoluogo subalpino avrebbe fatto fortuna, e così, lui che era già un esperto e apprezzato gelataio, si portò dietro dal Sud tutta l’attrezzatura e gli stampi per produrre il suo gelato, e soprattutto, tutta la sua esperienza professionale.

Domenico Pepino volle mantenere sempre altissimo lo standard qualitativo dei suoi gelati, utilizzando solo ingredienti selezionatissimi, e seppe costantemente ampliare la linea dei suoi prodotti, apprezzati anche dai raffinati palati “reali”. Fu così che la “Pepino Gelati” venne insignita del titolo di “Fornitore ufficiale della Real Casa”, ottenendo i primi 2 stemmi sabaudi (il massimo riconoscimento di Casa Savoia) nel 1910 e nel 1913.

Il riconoscimento dalla Duchessa d’Aosta

Il 17 Giugno 1916, Domenico Pepino, dopo oltre un trentennio di attività in Torino, cedette, per la somma di 10.000 lire, il marchio della sua ditta (ed i segreti di produzione) al commendator Giuseppe Feletti, noto e affermato imprenditore torinese del settore dolciario e maître chocolatier, e a suo genero Giuseppe Cavagnino. I due nuovi proprietari della Pepino mantengono l’affermato storico marchio, e danno nuovo impulso all’azienda con la creazione di un nuovo, più vasto e ben attrezzato laboratorio, con l’intento di incrementare la produzione, e creare una più ampia rete di distribuzione. Per l’esportazione e il trasporto dei gelati, utilizzarono un metodo all’epoca innovativo, con l’uso del “ghiaccio secco”, che garantiva temperature basse più durature e costanti rispetto a quelle del ghiaccio tradizionale. Forti di queste innovative tecniche di conservazione e di trasporto, Feletti e Cavagnino coniarono lo slogan: “il gelato Pepino arriva ovunque”. Ed era vero.

L’attestato a firma del Principe del Piemonte

I riconoscimenti ufficiali continuarono intanto ad arricchire il palmares aziendale: nel 1925 arrivò lo stemma del Duca d’Aosta; nel 1932, quello del Principe di Piemonte. Ma furono soprattutto i consumatori a rendere famoso il marchio Pepino, con il passaparola da parte di chi lo aveva assaporato, magari affrontando lunghe code, in attesa di un cono, davanti allo storico locale di Piazza Carignano, oppure da parte di chi si era alternato agli affollati tavolini in sala o del dehors, per deliziarsi con le ghiotte coppe di cremoso gelato. 

Ma l’anno che diede la svolta e un forte slancio alla storia industriale e commerciale della Pepino, fu il 1939. Dopo una lunga fase di esperimenti e ricerche, venne brevettato (il brevetto portava il n° 58033) e commercializzato il primo gelato ricoperto su stecco al mondo, che venne chiamato Pinguino, per il contrasto tra il bianco della crema che debordava nella parte inferiore, e da cui spuntava lo stecchino di legno, e la ricopertura di superficie, costituita da un invitante manto di cioccolato croccante e scuro.

Il prezzo? All’epoca, un Pinguino costava una lira, l’equivalente del prezzo un biglietto del cinema. Un approccio classico, adottato dai ragazzi di allora per abbordare le signorine in età da marito, constava nell’offrire loro un cono o un Pinguino da Pepino, per poi condurle a godersi insieme un romantico film al vicino cinema Dux, in Galleria San Federico. Questa sala, dal dopoguerra, avrebbe poi cambiato la propria insegna, diventando il Cinema Lux, tuttora esistente, ma non mutò il rituale della conquista di cuori femminili con un gelato Pepino.

Da allora, il Pinguino ne ha fatta di strada: il successo di questo gelato su stecco ha dell’incredibile: la ricetta di oggi è ancora quella originale di ottant’anni orsono. Dopo cinque generazioni di imprenditori che si sono alternati al comando, la Pepino è diventata una dinamica azienda presente su tutto il mercato nazionale. La gamma produttiva si è estesa, e oltre il classico gelato cremoso sfuso, comprende vari tipi di gelati confezionati, cassate, ghiaccioli, coppette, ecc. e – naturalmente – il mitico Pinguino, in un ventaglio di gusti che vanno da quelli tradizionali (alla crema, al gianduja, al caffè, ecc.)  a quelli raffinatissimi alla rosa e alla viola.

Ma – quasi a presidiare la tradizione della sua ormai ultracentenaria torinesità, e ancor più per garantire il rispetto dei tradizionali originali processi produttivi – la Pepino del terzo Millennio continua ad essere un’azienda a conduzione famigliare. E questo è il suo forte. Al timone c’è infatti ancora un esponente della famiglia Cavagnino. Oggi è Edoardo Cavagnino (pro-nipote di quel Giuseppe Cavagnino che nel 1915 rilevò la Pepino dal fondatore) a guidarla con certosino rigore e vigorosa passione: un giovane ed oculato imprenditore, che ricopre il suo ruolo con professionalità e impegno, nel rispetto della tradizione e della storia, sempre attento alla ricerca, alla selezione rigorosa delle più pregiate materie prime, al continuo ampliamento della gamma dei gusti e dei sapori, per sedurre nuove e sempre più esigenti generazioni di consumatori.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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