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C’era una volta a Torino l’antico Teatro Scribe…

Parte da oggi una rassegna curata da Sergio Donna sugli antichi teatri torinesi scomparsi. In questa prima puntata parliamo di un teatro che, con il Regio e il Carignano, rappresentò un prestigioso polo culturale a cavallo tra XIX e XX secolo

Se vi capita di transitare in via Verdi, giunti di fronte al civico 16 dell’antica Contrada della Zecca troverete i resti di uno dei più celebri Teatri torinesi, che con il Regio e il Carignano costituiva un prestigioso e magnetico polo culturale per la città: il Teatro Scribe.

Venne edificato nel 1857 su progetto dell’architetto Giuseppe Bollati (Trecate, Novara 1819 | Torino, 1869) lo stesso che realizzò la facciata di levante di Palazzo Carignano e che disegnò i palazzi di Piazza Statuto, originariamente concepiti per accogliere i Ministeri del Regno d’Italia in una Torino che a quei tempi era capitale (capitale che, di lì a poco, sarebbe stata trasferita dapprima a Firenze e poi a Roma). L’imponente edificio, elegante e accogliente, poteva accogliere al suo interno 1400 spettatori. Attorno alla platea si affacciavano quattro ordini di palchi e il loggione centrale. Allo Scribe venivano spesso rappresentate vaudevilles ed altre opere del repertorio teatrale francese, messe in scena a cura di importanti compagnie parigine. Dopo il 1865, trasferita la capitale a Firenze, il Teatro Scribe segnò un rapido declino, limitandosi ad ospitare alcuni veglioni di Capodanno, alcuni Balli in maschera durante il Carnevale e qualche convegno; vi si continuò tuttavia a rappresentare spettacoli teatrali di compagnie filodrammatiche o commedie dialettali. Nel 1915 divenne quasi esclusivamente una Sala da ballo, anche se di tanto in tanto vi si teneva qualche sporadica rappresentazione teatrale.

Un’antica immagine del Teatro Scribe, poi Teatro di Torino, in Via Verdi 16 (già Via della Zecca), Torino

La sua (purtroppo effimera, come vedremo) rinascita venne operata dal finanziere e imprenditore biellese Riccardo Gualino (Biella 1879 | Firenze 1964) che lo acquistò e si fece carico del suo totale rifacimento, coadiuvato dal critico d’arte Lionello Venturi e dal pittore Gigi Chessa. Il Teatro venne rinominato Teatro di Torino, e nella sua rinnovata veste, fu inaugurato il 26 Novembre 1925, riguadagnando brevemente il prestigio di un tempo. In quella memorabile sera di Novembre venne messa in scena l’opera L’italiana in Algeri di Gioacchino Rossini, con una maestosa scenografia dipinta da Chessa. Nelle stagioni teatrali comprese tra il 1925 e il 1930, si accolsero prestigiosi concerti, con opere di Ildebrando Pizzetti, Gian Francesco Malipiero, Debussy e Strawinsky.

Teatro di Torino, Fonte: MuseoTorino, foto di Bruna Biamino, 2010

Vennero rappresentati i Balletti russi della Compagnia di Ballo di Sergej Pavlovič Djagilev; furono inoltre accolti i concerti del pianista Arthur Rubinstein e del violoncellista Pablo Casals. Il crack finanziario di Gualino comportò la brusca interruzione dell’attività del Teatro di Torino fino al 1931, quando l’Eiar (la futura Rai) lo acquistò per trasformarlo in Auditorium e farvi esibire la propria Orchestra Sinfonica Nazionale. Ma durante i furiosi bombardamenti del 9 Dicembre del 1942, il Teatro di Torino venne centrato in pieno e ne rimasero in piedi solo i muri perimetrali. E il suo interno non venne mai più ricostruito.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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