Personaggi

SIMONE ARENA

Simone Arena,  fotografo, o meglio dire art director  o meglio manager di Simpol,  agenzia di comunicazione costituita in società con Paolo Scalerandi, ci accoglie presso la sua agenzia di comunicazione in strada comunale di None 2 ad Orbassano, per raccontarci il suo percorso artistico e lavorativo. L’intersettorialità che l’agenzia di comunicazione Simpol ha raggiunto  è frutto di un equipe di fotografi e video maker  ben amalgamati oltre che all’indole artistica dei suoi due soci fondatori che sentono di poter interscambiare reciprocamente le proprie “arti”, anche se Simone è maggiormente concentrato sulla fotografia e sul suo ruolo di art director e Paolo invece si ritrova maggiormente a suo agio nel ruolo di video maker.

Simone, quando ha cominciato ad occuparsi di fotografia?

Il  mio percorso artistico si è realizzato  grazie ad una forte passione che mi ha spinto a fare scelte mirate, volte a sviluppare la mia creatività e ad apprendere al meglio un arte che amo: la fotografia, l’ottava arte. L’arte dello scatto. Inizialmente l’ hobby fotografico lo praticavo in parallelo al  lavoro  che svolgevo in Fiat, di project manager, al quale ero arrivato grazie a varie selezioni per diplomati, che l’azienda aveva  indetto,  per ingaggiare la figura professionale che cercava. Il mio modo di scattare foto non è mai stato  un semplice perfezionamento della tecnica fine a se stessa, ma ho sempre cercato di compiere gli scatti giusti, in contesti più disparati e che fossero rivolti a nutrire una mia particolare esigenza artistica.Per migliorare e perfezionare la tecnica fotografica intanto avevo partecipato ad un corso con il quale ero diventato assistente del maestro insieme ad altri ragazzi.  La vera palestra,  che mi ha permesso di  apprendere al meglio  il mestiere di  fotografo, l’ho svolta sul campo, fotografando amiche/modelle e in diverse serate seguendo alcuni dj in Tour. Nel 2012 si realizzava a Torino la prima grande kermesse musicale del Kappa Futur Festival, dove per due giorni  si alternavano i dj internazionali  dell’evento. Avevo  provato a chiedere agli organizzatori  di poter partecipare al festival per fare alcuni scatti fotografici, loro  avevano acconsentito. Il risultato delle due giornate del Kappa FuturFetival si era concluso con un servizio,  dedicato principalmente alle persone, che avevo realizzato scattando foto durante l’evento; avevo fatto una scelta artistica azzardata, ma le foto erano piaciute molto. Gli organizzatori  mi avevano proposto di utilizzare i miei scatti  nei loro progetti e così, negli anni a venire, sono diventato responsabile del gruppo di fotografi sia del Movement  Torino Music Festival che del Kappa FuturFestival.  Intanto il lavoro in Fiat mi stava un po’ stretto, per via di alcune situazioni scomode anche dovute alla mia giovane età, scomode per altri ovviamente. Ho deciso di licenziarmi e di aprire uno studio fotografico nel 2014 con Paolo, che avevo conosciuto nel mio percorso di formazione. Successivamente nel 2015, abbiamo ampliato  lo studio creando insieme l’agenzia di comunicazione Simpol.

Cosa ne pensa della situazione lavorativa italiana e dei così detti cervelli in fuga?

Ho una visione abbastanza stacanovista del lavoro . In Italia la situazione è molto  complessa, la meritocrazia  è  poca e per riuscire ad arrivare  devi veramente  farti notare da persone che siano anche predisposte a farlo.  Se ti impegni con tutte le tue forze e proponi i tuoi progetti alle perone giuste ce la fai ho dunque una visione di lieto fine.   Molti mi chiedono se da ragazzino sognassi di fare questo percorso, io rispondo di no,  non sapevo per lo meno,non avevo un sogno ben definito, forse proprio perché la situazione in Italia è particolare e ti lascia un po’ confuso sulle tue prospettive future. Poco a poco crescendo ho capito cosa volevo fare e come potevo realizzare le mie idee lavorative. E’ molto importante il costante impegno e non abbattersi di fronte ai no che si ricevono ed alle difficoltà.  Per realizzare un progetto importante, Naturless, ho chiesto per esempio il patrocinio alla Regione. Ho presentato la mostra Naturless presso il salone della regione in Piazza Castello per un mese a titolo gratuito. Il progetto è piaciuto e la mia richiesta è stata accolta. Per il secondo progetto, Proiezioni, ho invece chiesto aiuto all’ IQOS Embassy di Torino a cui l’idea è piaciuta molto ed hanno ospitato la mia mostra.

E’ più importante la bellezza della foto o l’originalità dell’idea che si vuole trasmettere?

Ad oggi dico che prevalgono le idee. Nonostante io faccia il fotografo devo ammettere che  ai  giorni nostri la foto è in mano a tutti.  Tramite uno smartphone, tramite le migliorie tecnologiche e con un corso base di fotografia, tutti possono arrivare a fare delle  belle foto,tecnicamente parlando. Riuscire  invece a trasmettere  qualcosa   è tutt’altro  mondo.  Infatti da studio fotografico, noi siamo diventati un’ agenzia di comunicazione e  tutto quello che c’è dietro al raggiungimento dell’obiettivo del nostro studio  è  proprio  quello di riuscire a comunicare un messaggio, un contenuto, un’idea attraverso la nostra  arte. Quindi se una foto fosse solo bella sarebbe fine a se stessa. Intanto il concetto di bello può essere molto soggettivo, ma l’importante è trasmettere   delle emozioni attraverso una foto. Così questa assume tutto un altro valore

Quanto è invece importante la bellezza  del soggetto?  Per esempio ha fatto un progetto con i bambini e le mamme che non sono le modelle…

L’originalità del progetto e l’idea sono le cose più importanti. Se parlassi di una campagna per un marchio di abbigliamento famoso,  ci  sarebbero dei canoni a cui inevitabilmente ci si dovrebbe attenere, però a livello di progetti personali e per comunicare non è importante, anzi è bellissimo trovare, soprattutto nel ritratto, persone che normalmente hanno problemi a mostrarsi, però una volta che sono con te in studio prendono  quella confidenza tale,necessaria per collaborare e iniziano a sentirsi  anche a proprio agio con il loro corpo.  La bellezza, secondo i canoni che conosciamo  non è importante,  questo è emblematico nel nostro progetto, “Tracce”.

Come è arrivato a questo progetto?  

Una mamma che frequentava uno dei nostri corsi di fotografia  mi ha parlato della sua bimba cardiopatica  ed ho  pensato di ideare un progetto. Tracce è realizzato con le  mamme  ed i bambini cardiopatici,  in cura al regina margherita, unico centro a Torino che si occupa di questa patologia  con i bambini.  Il servizio è stato creato presso il nostro  studio  fotografando i bambini che hanno disegnato  con un pennello  sul corpo dei genitori, il segno della propria cicatrice.

Cosa le piace catturare attraverso uno scatto fotografico?

Se ci attenessimo ai clichè banali ti direi la luce, ma è abbastanza ovvio dire che la luce sia importante  in una  fotografia.  Io cerco sempre di catturare e quindi di trasmettere, attraverso i miei scatti ed i miei progetti,  un’ emozione, un sentimento. Prediligo fotografare tutto ciò che ha un anima. Preferisco relegare ad altri il compito di immortalare oggetti inanimati perché mi rendo conto che non è il mio. La mia passione è  il ritratto nel senso più ampio del termine;  quando si parla di ritratto non ci si riferisce solo alla sfera umana ma anche agli animali. Con Zoom, Parco di Torino,  oltre al progetto Naturless, per esempio, collaboriamo molto per fare svolgere foto sul campo ai nostri corsisti di fotografia, recandoci sul posto a fare scatti agli animali che si trovano all’interno del parco. A me piace anche molto fare dei safari e scattare foto, sono stato per esempio in Al Kruger in Sud Africa e in Sri Lanka.

La vostra è un’agenzia intersettoriale rispetto ad altre agenzie che si specializzano maggiormente in un genere fotografico. Ciò è dovuto ad un attitudine artistica o ad esigenze di  mercato?

Noi abbiamo l’obiettivo, come agenzia, di soddisfare le richiesta di ogni cliente.  Vi sono alcuni clienti, come per esempio la casa automobilistica Ligier che ci ha dato carta bianca nel realizzare la campagna pubblicitaria e questo a livello artistico mi da molte soddisfazioni. Dunque per arrivare al target della minicar abbiamo realizzato un prodotto fotografico, fruibile dai ragazzi che andranno a guidare la Ligier, quindi di una fascia di età compresa  tra i 14 e i 17 anni. Uno degli scatti che ho realizzato, per esempio, ritrae due ragazzi seduti su di una macchina in collina. L’idea può essere allettante per coloro che hanno il piacere di andare in auto, magari con il proprio cane a bordo , ciò che con il motorino non è possibile fare. Invece per arrivare al Target dei genitori,  che sono coloro che acquisteranno la minicar, abbiamo creato un prodotto video più artistico, di impatto e innovativo. Sempre per stimolare i ragazzi al prodotto della Ligier abbiamo realizzato un progetto a Salerno con cinque influencer,  che erano forti verso il target di giovanissimi e gli abbiamo fatto fare cose  che i ragazzi erano abituati a vedere. Quindi, sempre attraverso  i social abbiamo chiesto ai ragazzi, prima di partire, quale influencer preferivano e cosa volevano  che facesse. Abbiamo scritto la sceneggiatura ed abbiamo girato a Salerno delle  sequenze divertenti, con una storia  di base “candid camera”, del tipo:  due ragazze sono andate in un ristorante napoletano doc a chiedere del sushi  ed hanno portato avanti questa scena per un po’ di tempo ed era esilarante vedere sia loro che i ristoratori. Non è la realizzazione della foto o del video basico,  ma è cercare di arrivare ancora di più a ciò che è il fine  ultimo. Il cliente è felice perché il suo prodotto è visto da tante persone,  noi siamo felici perché creiamo una campagna fortissima in numeri, in visualizzazioni, in like. In altri casi, dove abbiamo meno libertà creativa, il cliente ci indica tutto ciò che vuole nei minimi dettagli e noi soddisfiamo le sue esigenze.  I miei progetti personali invece sono molto più artistici, come per esempio l’esposizione di Proiezioni: progetto in cui realizzo delle foto unendo il corpo di modelle a delle proiezioni geometriche e naturali per fonderle in un’unica immagine evocativa. Durante l’esposizione di proiezioni, preso l’IQOS Embassy di Torino  ho esposto in più sale le opere e oltre a queste attraverso dei proiettori i visitatori si sentivano immersi nell’esposizione,  divenendo parte integrante del progetto. All’interno di questo lavoro abbiamo realizzato anche una serata evento di proiezioni, presso il Circolo dei lettori di Torino, in cui vi era un dj che suonava e due ballerini che danzavano al ritmo della loro musica e su di loro venivano rivolte delle proiezioni,  il tutto ripreso dai nostri videomaker. Per rispondere ulteriormente alla tua domanda, l’intersettorialità che ci contraddistingue nasce sia per indole artistica  sia per esigenze lavorative del territorio con cui ci relazioniamo.

 

Maria Antonietta Maviglia

E' laureata al Dams dell'Università degli Studi di Torino, indirizzo teatro, con tesi su Paolo Rossi e le sue storie per un delirio organizzato, realizzata in collaborazione con l'attore. Iscritta all'ordine dei giornalisti pubblicisti di Torino, è amante dell'arte della musica e del teatro.

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